REDAZIONE LA SPEZIA

Avvocato condannato Quattro anni per peculato

Assegni per 410mila euro dal conto che gestiva come curatore fallimentare. Il denaro era poi stato restituito, ma il collegio lo ha ritenuto colpevole.

Un valzer di assegni per circa 410 mila euro dal conto corrente che gestiva nelle vesti di curatore fallimentare si è risolto in un boomerang per l’avvocato Enrico Conti. La condotta contestata dal procuratore della Repubblica Antonio Patrono era quella di peculato e per questo reato (contro la pubblica amministrazione) il professionista è stato condannato dal Tribunale a 4 anni e 6 mesi di reclusione (con uno sconto di 6 mesi rispetto alle richieste del pm). La sentenza è arrivata dopo due ore di camera di consiglio durante le quali hanno fatto breccia i fotogrammi del film rappresentato dalla pubblica accusa, ancorato dalle indagini della Guardia di Finanza, in luogo della ricostruzione innocentista sviluppata nell’arringa dell’avvocato difensore Andrea Corradino. Al di là del ritorno sul conto dell’ammontare dei prelievi, la solo circostanza dell’appropriazione temporanea e del pressing compiuto dal direttore di banca per il ripristino della giacenza finanziaria ha indotto il collegio giudicante (presidente Marta Perazzo, giudice relatore Gianfranco Petralia e Giulia Marozzi) a ravvisare il reato che ha giustificato la pesante sentenza di condanna (negate le attenuanti) per la quale è scontata l’impugnazione. I fatti risalgono a sei anni fa. Consistono nell’appropriazione del denaro di cui Conti aveva la disponibilità per effetto dell’incarico ottenuto dal Tribunale: curatore del fallimento della società Cerretti & C snc. Ebbene, il 31 marzo del 2017 Conti prelevava 9.448 euro per utilizzarli per il pagamento di proprie imposti personali. Quattro giorni dopo tornava alla carica impossessandosi dell’ulteriore somma di 400mila euro facendosi emettere quattro assegni circolari da 100mila euro ognuno a suo nome. Gli accertamenti, come detto, sono della Guardia di Finanza, attraverso il Nucleo di polizia economico finanziaria. L’innesco era è stato dato da una segnalazione per operazioni sospette trasmessa dal sistema bancario a fronte dei due prelievi. Il primo era filato liscio. Ma la genesi degli assegni circolari per 400mila euro avevano indotto il direttore di banca ad insistere per la restituzione degli stessi a fronte della mancata prova di un’operazione riconducibile alla gestione del patrimonio con finalità indotte dal ruolo pubblico. Nulla rileva per i giudici l’avvenuta restituzione delle somme: il giorno successivo, i 400 mila euro. A distanza di alcuni mesi, nel caso della somma prelevata per il pagamento delle imposte. La momentaneità del ’buco’ ha finito per inguaiare il professionista che, nella fase delle indagini preliminari, era stato sospeso per un periodo dall’esercizio della professione. Acqua passata, considerando anche recenti successi professionali dell’avvocato nell’ambito di alcune cause, come documentato dalle cronache.

Corrado Ricci