
Stefano De Ferrari ha patrocinato i familiari, parte civile nel processo
La Spezia, 1 febbraio 2019 – Quattro anni, spezzina, affetta dalla sindrome di Down e, invece di essere oggetto di maggiori premure, maltrattata. E’ accaduto lo scorso anno a Colorno, in provincia di Parma, nell’asilo che aveva preso a frequentare in seguito al momentaneo cambiamento della sede di lavoro del padre, uno professionista della Spezia, dalla nostra città a quella emiliana. Fortunatamente acqua passata. Ma che riaffiora, sul piano della cronaca, per effetto del corso della giustizia. Sì la vicenda di cui la piccola bimba spezzina è stata vittima, insieme ad altri undici compagni residenti a Colorno, è stata al centro di un processo che si è concluso nei giorni scorsi a Parma con la condanna delle due maestre imputate di maltrattamenti: tre anni e 4 mesi per Anna Pierina Smaldone e due anni e mezzo per Giuseppa Genovese. A supportare la pubblica accusa anche l’avvocato spezzino Stefano de Ferrari, che ha curato la costituzione di parte civile dei genitori delle piccola, centrando l’obiettivo della sanzione penale e del risarcimento danni. Le due insegnanti sono state infatti anche condannate a saldare una provvisionale di 126mila euro complessivi, da ripartire alle famiglie dei piccoli maltrattanti, come acconto del ristoro totale e puntuale da quantificare in sede civile.
Le vessazioni subite e il clima di terrore in cui vivevano i bimbi erano stati ‘certificati’ attraverso le telecamere spia piazzate dai carabinieri nella scuola per l’infanzia di telecamere-spia piazzate nella scuola dell’infanzia da carabinieri. Dopo la denuncia di una mamma, preoccupata dal comportamento della figlia, i militari avevano registrato per due mesi quanto avveniva all’interno della sezione della scuola d’infanzia Belloni di Colorno.
E le immagini avevano documentato insulti, violenze, percosse ma anche schiaffi, spintoni, oggetti scagliati a terra oltre a frasi urlate in faccia ai bambini di età compresa fra i tre e i 5 anni.
La bimba spezzina, è emerso, veniva spesso apostrofata come «befana»: dal tono, l’espressione era tutt’altro che scherzosa o tenera. Tra i casi più clamorosi registrati dalle videocamere anche quello di bambino a cui una delle maestre sbatteva più volte il braccio contro un tavolo. Trentasette in tutto gli episodi documentati allora e inseriti nel fascicolo del pm Daniela Nunno che ha chiesto e ottenuto la condanna delle due maestre, con un quantum proporzionato agli episodi contestati.
Corrado Ricci