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di Anna Pucci
Controllo sociale, guerra, capitalismo e libertà. Sono i temi sui quali fa riflettere “Early artist known as Banksy 2002 - 2007 prints selection“, dedicata allo street artist più famoso del globo aperta fino al 6 giugno alla Fortezza Firmafede. "Sarzana è nota per il Festival della mente, un luogo dove la cultura respira attraverso il ragionamento": posto giusto per una ’unauthorised exhibition’ del writer inglese, ha sottolineato ieri nella preview per la stampa Stefano Antonelli, che con Gianluca Marziani è curatore della mostra prodotta dall’associazione Metamorfosi di Roma col sostegno del Comune di Sarzana e il patrocinio della Regione e della Direzione regionale musei.
Il primo grande evento della Liguria tornata in zona gialla raccoglie 22 serigrafie originali che Banksy realizzò negli anni 2000 con una propria print house londinese, per rendere accessibili al mercato di massa opere nate come graffiti sui muri delle città e che in diversi casi – quando Banksy ancora non era l’arcinoto Banksy – sono andati distrutti. Serigrafie realizzate in alcune centinaia di copie per ciascun soggetto e vendute, vent’anni fa, a prezzi popolari: dalle 30 alle 70 sterline mentre oggi sono quotate decine o centinaia di migliaia di euro. Ecco perché tra i proprietari dei disegni esposti che arrivano in prestito da privati – ha spiegato Antonelli – c’è un operaio. Sta anche in curiosità come questa la ’cifra’ di Banksy, la cui identità formalmente resta ignota anche se Antonelli – ogni visitatore dovrebbe averlo come guida, il suo racconto è valore aggiunto – sposa la tesi frutto della ’profilatura geografica’ svolta dai criminologi della Queen Mary University, secondo i quali dietro l’anonimato si celerebbe Robin Gunningham, writer di Bristol. "E’ ovvio che sia lui ma se lui non lo conferma...", ha raccontato Antonelli. Per aggiungere che "dal punto di vista fenomenologico Banksy è una email. Ha aperto la Pest Control Office e noi comunichiamo attraverso questa società".
Il format della mostra offre per ciascuna serigrafia (tra i soggetti esposti la Girl with balloon, il Flower thrower, la terna dei Rat, la dissacrante Virgin Mary Toxic Mary) una lunga didascalia: "Facciamo lavoro filologico ed ermeneutico, ossia analitico e non critico – ha chiarito il curatore –. Banksy è complesso, gli strumenti di oggi non sembrano adatti a spiegarlo". Per chiudere con una provocazione: "Lui non ama mostre in posti come questo, i musei, perché qui andiamo a vedere i trofei dei ricchi. L’arte dal ’300 in poi è a casa del principe o del vescovo, rimane un bene di lusso".
La rassegna, dunque, "è quasi come una biografia non autorizzata". Il che non ne sminuisce il valore: "Con orgoglio presento una mostra che dà la dimensione di che cosa è Sarzana e che cosa sono i sarzanesi, che nei momenti di maggior difficoltà danno un messaggio di speranza – ha sottolineato la sindaca Cristina Ponzanelli –. La cultura è la cifra di Sarzana, il punto di forza da cui ripartire". Parole confermate da Pietro Folena, presidente di MetaMorfosi.