
Ci sono calciatori nella storia di un club che non si dimenticano mai. Non ci si dimentica di loro non tanto per un gol e un gesto tecnico ma per la passione che ci mettono in quello che fanno, per la carica emotiva che sanno trasmettere ai compagni quando scendono in campo ma soprattutto ai tifosi sugli spalti. Anche per questo il cuore della stragrande maggioranza dei tifosi dello Spezia è rapito da calciatori del passato, di quegli anni nei campi fangosi della serie C, in un calcio ruspante e intenso di sentimenti genuini. Questa settimana abbiamo fatto un passo indietro nel tempo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, il periodo scandito dai gol di un giovane bomber arrivato allo Spezia tra le perplessità di molti e diventato presto trascinatore e idolo della Curva Ferrovia: Massimo Barbuti.
Di cosa si occupa, sempre nel mondo del calcio?
"Con il calcio mi sono preso una lunga parentesi di pausa. Lo seguo da tifoso e appassionato. Lavoro a Parma nel marketing digitale per le aziende. Sono tornato 15 anni fa nella città che mi ha dato molto calcisticamente e dove avevo molti contatti. Parma e Spezia sono state le squadre alle quali sono rimasto più legato per quello che mi hanno dato come valore emozionale nel corso della mia carriera da giocatore".
Si sfideranno proprio Parma e Spezia per una gara importante in chiave salvezza. Per chi tifera’?
"Quando hai due figli vuoi bene ad entrambi allo stesso modo. Sono stati anni fantastici. A Spezia ero giovane, a Parma ho fatto bene e mi sono meritato la chanche per giocare in serie A con la maglia dell’Ascoli. L’unico rammarico è esserci arrivato tardi. L’affetto dei tifosi di Spezia e Parma è stato travolgente e quando ripenso alla mia carriera da attaccante i ricordi più belli che mi vengono in mente sono quelli al Picco e al Tardini".
A questo proposito c’è qualche aneddoto che non ha mai raccontato e che le fa piacere ricordare?
"Eravamo in C2 e ci giocavamo la vittoria del campionato. Eravano in ritiro in albergo il sabato pomeriggio e mi era arrivata la notizia che mia moglie, che era già in ospedale, avrebbe partorito a breve. L’allenatore mi diede l’ok per andare a Lucca ad assisterla per la nascita del mio primo figlio. Nacque a notte inoltrata e ricordo di aver dormito al massimo 2 ore. Il giorno dopo tornai a Spezia per la partita con il Sansepolcro, non mi reggevo quasi in piedi. Arrivò una vittoria con mio gol negli ultimi minuti. Quella stagione poi vincemmo il campionato".
A Parma il momento epico fu quel gol contro la Carrarese al Tardini...
"Per esultare mi attaccai alla rete di recinzione della curva, venne giù tutto, anche i tifosi. Per fortuna era una rete leggera, fu un gol che ha fatto epoca e che ogni tifoso del Parma ricorda".
Chi è il favorito della sfida del Picco?
"Vedo favorito lo Spezia perché è più libero mentalmente, ha meno pressione e soprattutto un bel margine di vantaggio sulla zona retrocessione. Il Parma come organico non è da penultimo posto ma psicologicamente è una squadra fragile come si è visto nell’ultima gara con l’Udinese, dove ha giocato bene e si è fatta però rimontare due gol. La cosa positiva è che il presidente ha già detto che retrocedere non è un dramma e che investirà per risalire immediatamente in serie A. Con il cuore sarò al Picco, avrei sognato quando allenavo sedermi anche solo per un giorno sulla panchina delle aquile".
C’è mai stata questa possibilità in passato?
"Ci sono andato vicinissimo. L’estate dopo il fallimento dello Spezia si interessò una cordata di imprenditori emiliani all’acquisto del club. Mi avevano già contattato e sarei stato l’allenatore dello Spezia in serie D. Per me sarebbe stata un’occasione incredibile. Rimasi a bocca asciutta, ma l’arrivo di Volpi è stato un bene per la città e per i tifosi. Vedere lo Spezia in serie A è davvero fantastico".
C’è un attaccante nello Spezia o nel Parma attuale che assomiglia a Massimo Barbuti?
"Non vedo nelle due formazioni attaccanti con le mie caratteristiche. Io ero un centravanti da area di rigore. Mi piace tantissimo Nzola, rispetto a me lui gioca più per la squadra. Ho saputo che ha già molte richieste. Non so se è pronto per una big, io se fossi in lui resterei a Spezia per diventare una bandiera del club. Se vai in un grande club e non sei pronto si fa presto a finire nell’anonimato. Ora con la nuova proprietà americana possono esserci ottime prospettive di crescita e di futuro.
Gianluca Tinfena