
Il momento incriminato
La Spezia, 6 ottobre 2019 - Bufera social sul Segretario generale del Comune della Spezia, Sergio Camillo Sortino, ritratto e registrato in un video che sta girando in rete, con effetto virale. E’ accaduto durante il consiglio comunale del 23 settembre quando alcune donne hanno contestato l’idea della giunta Peracchini di intitolare una piazza della città al fondatore dell’Opus Dei, Josemaria Escrivà de Balaguer.
La traduzione divulgata delle parole che accompagno il video suona cosi. Sortino al sindaco Pierluigi Peracchini, riferendosi alle manifestanti: «Che cazzo vogliono». Risposta: «Non lo so...stamattina». Sortino, gesticolando con le mani all’altezza del petto: «Speriamo tirino fuori le tette». E giù risatine fra i due.
Nessun dubbio per Laura Ghiglione segretaria della Cgil. «Una battuta infelice e sessista che se la dire come solo un vero macho sa fare, con il sindaco della città Pierluigi Peracchini».
Di qui le domande, «Mi piacerebbe capire dal signor Sortino il collegamento logico tra una legittima contestazione e il tirare fuori le tette. È questo a cui è abituato solitamente? Quando la moglie, la compagna, la sorella, la figlia, la madre, le sue amiche, hanno qualcosa da eccepire, una legittima critica da fare, sono solite tirare fuori le tette? Non credo. Sarebbe quanto meno bizzarro». La Ghiglione rilancia: «Mi spieghi il signor Sortino da dove nasce questa curiosa speranza che coltiva nell’intimo. Perché se non è legata ad una tradizione di famiglia significa che la sua frase è un atto violento, molesto e sessista del quale deve essere chiamato a rispondere come rappresentante delle istituzioni. Chiedo da cittadina spezzina che di ciò si faccia carico il Sindaco della città, che senz’altro avrà riso alla battuta senza comprenderne bene il senso per via del rumore di sottofondo. Il sessismo deve stare fuori dalle Istituzioni. Chieda scusa».
Anche Verushka Fedi, segretaria di Rifondazione comunista, è arrabbiata. «Certe “battute” sappiamo che per i cosiddetti uomini sono all’ordine del giorno, al bar anzichè davanti ai sagrati prima di andare a confessarsi, ma le donne continuano ad essere ammazzate, aggredite, violentate non da esseri ignoti, ma da uomini che vedono solo le loro tette, culi o fica che sia. Se il Segretario comunale con la complicità del Sindaco si renda protagonista in una sala istituzionale, della cultura becera ed infima, si fa responsabile dell’arretratezza in cui ci troviamo ».
La polemica dilaga anche tra i gruppi consiliari. «Inaccettabili le dichiarazioni di Sortino, il sessismo deve stare fuori dalle Istituzioni. Chieda scusa» così Guido Melley e Roberto Centi (LeAli a Spezia), Federica Pecunia (Italia Viva), Marco Raffaelli, Dina Nobili, Luca Erba (Pd), Paolo Manfredini (Partito Socialista), Massimo Lombardi (Spezia bene comune), Luigi Liguori (Spezia bella, forte ed unita), Massimo Baldino Caratozzolo (Per la nostra città), Lorenzo Forcieri (Avanti Insieme). Insieme sostengono: «Come al solito il Sindaco Peracchini è silente; ci chiediamo cosa pensi di questa squallida vicenda che ha investito il suo Segretario Generale e ci aspettiamo una presa di distanza, non certo ammiccamenti o giustificazioni di sorta. La frase volgare di Sortino sottende una cultura sessista e misogina che non deve trovare cittadinanza in alcun consesso civile. E ci chiediamo anche cosa pensano dell’accaduto le colleghe della maggioranza in Consiglio Comunale e le Assessore della Giunta Peracchini, fino ad ora in imbarazzato silenzio. Da parte nostra esprimiamo massima solidarietà alle manifestanti, con le quali ci unisce anche il giudizio su una figura negativa come quella del fondatore dell’Opus Dei, altro campione di sessismo, al quale non si doveva intitolare alcunché».
Lui si giustifica: "Amarezza e tristezza... perché c’è chi ha voluto caricare di contenuto sessista un comportamento che nulla a che fare con esso".
Lei cosa ricorda di aver detto? E per quali ragioni?
"Il contesto era quello di un’atmosfera incandescente, che avrebbe potuto degenerare. C’erano le forze dell’ordine a presidiare. La preoccupazione era montante".
Ma le sue parole?
"Non ricordo con precisione. Di certo se ho detto speriamo l’ho corredato con un non che non si avverte a fronte di un audio confuso, coperto dal frastuono. In ogni caso il senso, intriso di preoccupazione, era... ci manca che tirino fuori le tette, con riferimento al movimento femminista ucraino Femen le cui esponenti sono solite scendere in piazza a seno nudo".
Parole a parte, ci sono le risate, la sua e del sindaco...
«Nessun atteggiamento sessista! Non appartiene alla mia cultura e a quella del sindaco».
Ridere ha però vestito le parole di significati quantomeno dubbi...
«Nessun dubbio sul fatto che la situazione fosse calda, che le comunicazioni erano soffocate dal rumoreggiare dei presenti in aula, che le parole non erano mosse da alcun atteggiamento sessista. Semmai c’era da sdrammatizzare».
Lo rifarebbe?
«Sono davvero molto amareggiato. Chi mi sono conosce sa che non sono una persona con modalità sessista nella vita e nel lavoro».
Che dire a chi si sente offeso del suo gesto?
«Sono rattristato e porgo certamente le mie scuse per essere stato travisato perchè la cultura di cui mi si accusa è lontanissima dalla mia persona».
Considerazione finale?
«Una tempesta in un bicchiere d’acqua».