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Un’immagine tratta dal profilo Facebook di Daniele Bedini
La Spezia, 7 marzo 2023 – I trascorsi da consumatore incallito di droga e i disturbi di personalità non hanno menomato la capacità di intendere di volere (passata a presente) di Daniele Bedini, 32 anni, originario di Carrara. Ammesso che sia stato lui, il 5 e 6 giugno scorsi, l’autore dei due delitti sui viali del sesso di Marinella per i quali è indagato, li avrebbe compiuti nella consapevolezza delle azioni: vere e proprie esecuzioni a colpi di pistola, con successivo occultamento dei cadaveri, quelli della prostituta Nevila Pjetri, 35 anni, e della trans Camilla, per l’anagrafe Carlo Bertolotti, 45 anni. Si avvicinano i tempi dell’avviso di conclusione delle indagini prepedeutico al processo. La prospettiva si è aperta ieri all’esito del deposito e discussione della perizia chiesta dai legali di Bedini – gli avvocati Rinaldo Reboa e Costanza Banchini – e commissionata dal gip Fabrizio Garofalo, nelle forme dell’incidente probatorio, a due esperti in Psichiatria: i professori Gabriele Rocca e Pietro Ciliberti. "Il quadro clinico, al momento dei fatti per i quali è procedimento non ha rappresentato un’infermità ne un’intossicazione cronica tali da escludere o grandemente scemare la capacita di intendere ovvero di volere" è scritto nelle conclusioni della relazione. Conclusioni contestate dalla difesa attraverso i consulenti di parte, i professori Giuseppe Sartori e Pietro Pietrini che, proprio ancorandosi al quadro clinico che ha evidenziato i trascorsi di tossico e alcolista dell’indagato e le "acuzie" nei giorni procedenti l’arresto, ritengono "inverosimile che non sia stata inficiata in maniera significativa la capacità di intendere".
Dalla perizia scaturita dall’incarico del gip sono emersi i tratti narcisisti, borderline e antisociali dell’indagato. Ma la soglia degli stessi e compatibile con la sua consapevolezza nell’ordire e attuare propositi. Compresi quelli omicidiari come sostengono i pm Rossella Soffio e Monica Burani, titolari dei due fascicoli originati dai due delitti consumati nell’arco di 36 ore. Poteva essere l’inizio di una escalation, non lo è stato grazie ai carabinieri che, attraverso le riprese delle telecamere spia lungo la strada che va dall’abitazione di Bedini a Carrara ai luoghi delle esecuzioni e le rivelazioni di due extracomunitari testimoni a distanza dello sbarco del primo cadavere da un Pick up sull’argine del Parmignola, sono risaliti a quello in dotazione al giovane carrarese, ponendolo agli arresti dopo un tentativo di fuga. Sono poi arrivati i riscontri del sangue nel pianale del mezzo, le riprese dei movimenti di Bedini per pulire lo stesso effettuate dalla videosorveglianza nei pressi della dimora, card e documenti della trans nell’abitazione di lui, fino alla sparizione di una pistola calibro 22 dall’armadio della falegnameria di famiglia compatibile con i colpi mortali inflitti alle due vittime.
Sullo sfondo, un caso di malagiustizia: non maturò a tempo debito l’arresto del giovane carrarese per effetto di una sentenza per rapina passata in giudicato nel dicembre nel 2021. Doveva essere eseguito dalla procura di Massa; il verdetto delle Cassazione si è perso nei meandri degli uffici giudiziari nel triangolo Roma, Genova Massa. L’indagine ministeriale per risalire alla falla è ancora in corso.