Un bimbo con due mamme: l’atto di nascita dell’anagrafe impugnato dalla Procura

Sarà il tribunale a decidere sulla scelta effettuata da una famiglia omogenitoriale spezzina. Entrambe le donne, unite civilmente, avevano ottenuto l’iscrizione nel registro come genitori

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Una recente manifestazione delle famiglie arcobaleno per protestare contro il mancato riconoscimento dei diritti (foto d’archivio)

La Spezia, 9 ottobre 2024 – Un neonato, involontario protagonista di una battaglia di civiltà che attende, dopo anni di inerzia e appelli caduti nel vuoto, un pronunciamento da parte di chi dovrebbe colmare la lacuna legislativa.

E due donne che, davanti all’ufficiale dell’anagrafe, si sono prese l’amorevole impegno di crescerlo assieme, mettendo tutto nero su bianco in quell’atto di nascita che, proprio in assenza di una normativa certa, è stato impugnato dalla Procura, che ora ne chiede l’annullamento.

È la storia – più che mai attuale – che arriva da un popolato comune dello Spezzino, dove due donne unite civilmente hanno deciso di sottoscrivere l’atto comunale di nascita del figlio – nato dalla gravidanza portata a termine con successo da una delle due – indicandosi entrambi come genitori. Un atto palesemente contrario all’attuale ordinamento italiano in materia, per il quale gli atti di nascita formati in Italia non possano contenere l’indicazione di due mamme.

Anche per questo motivo, l’amministrazione comunale nei mesi scorsi ha ritenuto opportuno trasmettere quell’atto di nascita all’attenzione della Procura spezzina e per conoscenza alla Prefettura.

La magistratura, ricevuti gli atti, in ossequio alla necessità di far rispettare l’attuale normativa e anche a tutela del neonato – registrato con un atto di fatto non legittimo – ha deciso di presentare ricorso per l’annullamento del certificato.

Così, a decidere sarà ancora un volta il tribunale. Di certo, il Comune pare deciso a far valere le proprie ragioni, dato che ha deciso di costituirsi in giudizio, affidando l’assistenza legale all’avvocato Federica Tempori – esperta di diritto civile e di diritto delle famiglie e dei minori – ha messo nero su bianco che “l’iscrizione nel registro anagrafico è avvenuta nel rispetto di quanto stabilito dall’articolo 28 del Dpr 396 del 2000, e comunque in ottemperanza agli obblighi di legge da parte del sindaco quale ufficiale dello stato civile del Comune”.

Dunque, in attesa che lo faccia il Parlamento, sarà un giudice a decidere se quel piccolo appena nato potrà avere, oltre all’amore incondizionato delle due donne, anche la doppia genitorialità certificata sull’atto di nascita. Un tema che negli ultimi anni è stato a lungo dibattuto: basti pensare al maxi ricorso della Procura di Padova per l’annullamento di 37 atti di nascita di figli di coppie omogenitoriali (il tribunale ha rigettato il ricorso), o alla sentenza con cui la Corte d’appello di Milano ha dichiarato illegittime le trascrizioni degli atti di nascita sottoscritti da tre coppie di donne. Una giurisprudenza carente, figlia dell’inerzia del legislatore, colmata solo in minima parte dai pronunciamenti della Corte di Cassazione. Ultima in ordine di tempo, l’ordinanza dello scorso gennaio, in cui viene ribadito che gli atti di nascita formati in Italia non possono contenere l’indicazione di due mamme.

Matteo Marcello