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Bonatti e la Podestà, l’amore oltre la morte E il Cai dedica un anello al re degli alpinisti

La tomba della coppia meta di continui pellegrinaggi da parte di camminatori e amanti della montagna. Sabato l’inaugurazione del percorso

Oltre alla morte. Insieme in eterno, davanti all’infinito. Si sono scelti, dopo essersi conosciuti in modo romanzesco quando le app di dating ancora non esistevano. Si sono amati e hanno continuato a dirsi sì ogni giorno fino alla scomparsa di lui, la leggenda dell’alpinismo italiano. Con un finale amaro: nonostante il loro legame, a lei non è stato consentito di assistere fino alla fine il compagno perché non sposati. Era un’altra Italia, il perbenismo e l’oltranzismo cattolico vincevano facile, anche sui sentimenti più autentici, ma seppur separati nel momento dell’addio Walter Bonatti e Rossana Podestà hanno vissuto l’idillio e continuano ancora oggi a far sognare nonostante se ne siano andati da anni.

Lei, attrice bellissima e amata da tutti gli italiani, lui l’eroe epico capace di sfidare e vincere non soltanto l’estremo – il gelo, gli animali più pericolosi, ma anche la calunnia – hanno mescolato acqua e olio. Sono andati oltre alla chimica, limandosi, completandosi, contaminandosi. Instillando un po’ di se stessi dentro l’altro, condividendo anni, sentimenti ed esperienze finché un maledetto tumore al pancreas non si portò via quel modernissimo Ulisse. Epilogo comune a tante vite, che ne ha chiuso una straordinaria. Rossana sopravvisse due anni al suo amato Walter, per poi ritrovarlo in un nuovo posto speciale, dopo la villa che avevano condiviso all’Argentario: il cimitero di Porto Venere, un camposanto che non conosce la parola lugubre, ma sembra partorito dalla penna di un poeta. Stanno lì, nella tomba di famiglia dei Podestà: una lapide, una croce, il salmastro che entra nelle narici e negli occhi di chi va a rendergli omaggio e lascia qualcosa di suo: un moschettone, un sasso della propria terra. Sono sempre di più: alpinisti, camminatori, ma anche amanti della sua penna e dei reportage eccezionali che Bonatti realizzò per Epoca o ancora dei racconti che fece per Rai Radio Uno.

Opere ancora oggi preziose e irripetibili, figlie di coraggio, un pizzico di follia, capacità di divulgare e documentare. "Prima era quasi un segreto – spiega il presidente del Cai provinciale Alessandro Bacchioni –, e qualcuno andava a trovarlo, ma non era una cosa comune. Poi pian piano quest’informazione ha iniziato a diffondersi e oggi tutti lo sanno". E ora, Porto Venere si prepara a tributare un omaggio speciale a questo leggendario alpinista ed esploratore: un sentiero ad anello di tre chilometri a lui intitolato, che partirà dal cuore del paese, in piazza Bastreri e lì avrà il suo punto di arrivo. Sarà inaugurato alle 11 di sabato, con tanto di targa dedicata: una cerimonia preceduta da una visita al borgo e alla tomba di Bonatti e della Podestà e seguita dalla partenza di due gruppi da 40 persone (per informazioni e prenotazioni, contattare il 329-3981212). Ma che cosa significa per il nostro territorio abbracciare in eterno uno dei padri dell’alpinismo italiano? "Indubbiamente è un patrimonio culturale – continua Bacchioni -, un’ispirazione per tutti e non soltanto per i soci del Cai: Bonatti è simbolo di ripartenza, progressione, del non fermarsi. Un personaggio estremamente moderno e duttile: non solo alpinista, ma giornalista, scrittore, esploratore". Unica punta di rammarico, non aver trovato un erede della famiglia Podestà, originaria proprio di Porto Venere, da coinvolgere nella cerimonia. "Tramite la Pro Loco abbiamo provato a vedere se fosse rimasto qualche parente, ma purtroppo non ci siamo riusciti. Ci sarà, comunque, una persona che ha conosciuto Bonatti e che darà testimonianza della sua figura: uno dei ‘ragni di Lecco’, Serafino Rigamonti". Quello che Bonatti ha lasciato, oltre la sua tomba che guarda l’anello, è un patrimonio comune che fiorisce in ogni stagione, nella bellezza di Porto Venere e dintorni.

Chiara Tenca