L’accusa per la quale una donna di 43 anni è finita alla sbarra era quella di maltrattamenti al marito, oggetto ripetute di offese e anche di aggressioni. Era stato lui, esausto, a denunciarla. Gli atti incriminati abbracciavano un ampio spettro temporale, dal settembre del 2019 al maggio del 2020.
Le certificazioni mediche esibite ieri in aula dall’avvocato difensore Cesare Baldini hanno dimostrato che lo stato mentale della donna, nel momento in cui si lanciava in improperi e botte al coniuge, era viziato. I disturbi di natura psichiatrica hanno così costituito l’ancoraggio per l’assoluzione dell’imputata ritenuta "incapace di intendere e volere". Il giudice ha in parallelo stabilito la sua pericolosità sociale, disponendo la misura di sicurezza della sorveglianza speciale per un anno, oltrechè cure specifiche per fronteggiare la malattia psichiatrica.