REDAZIONE LA SPEZIA

Braccio di ferro legale. Morto al San Martino dopo il trasferimento

La Procura chiede l’archiviazione sul caso di un 40enne colpito da ictus. I famigliari però si oppongono, sostenendo presunti ritardi nelle cure.

Il gip del tribunale Marinella Acerbi, chiamata a pronunciarsi sull’opposizioni all’archiviazione del procedimento penale

Il gip del tribunale Marinella Acerbi, chiamata a pronunciarsi sull’opposizioni all’archiviazione del procedimento penale

Quell’uomo poteva essere salvato se il trasporto al San Martino di Genova fosse stato disposto nell’immediatezza dei fatti e non solo a seguito dell’aggravamento delle sue condizioni? È l’interrogativo cardine dell’inchiesta che, aperta ormai da anni, si trova nuovamente a un bivio, con la procura della Spezia che per la terza volta ha chiesto l’archiviazione e il giudice per le indagini preliminari che, dopo aver obbligato per due volte la magistratura a indagare ancora, si trova nuovamente a pronunciarsi sull’opposizione all’archiviazione dell’inchiesta – per omicidio colposo contro ignoti – presentata dai famigliari di un quarantenne spezzino colpito da ictus e deceduto al San Martino di Genova. I fatti sono avvenuti nel gennaio del 2019, e si inseriscono in una riflessione più ampia: ovvero, quella della mancanza – oggi al Sant’Andrea, domani al Felettino – di un Dea di secondo livello, struttura tale da accogliere anche le discipline più complesse come neurochirurgia, senza la quale i pazienti spezzini che necessitano di interventi complessi vengono trasferiti in elicottero o in ambulanza al policlinico San Martino di Genova. Una vicenda complessa per la quale i famigliari chiedono giustizia. Il quarantenne si era sentito male mentre si trovava solo a casa. Trovato dalla moglie, era stato trasportato d’urgenza al Sant’Andrea.

Qui la prima diagnosi: ictus. Una situazione delicata che spinge la moglie a chiedere il trasferimento al San Martino. L’uomo viene ricoverato nel nosocomio spezzino, ma le sue condizioni si aggravano: viene dapprima portato in rianimazione, poi trasferito al policlinico genovese. Al San Martino, il quarantenne viene sottoposto a un intervento chirurgico, ma dopo pochi giorni muore, gettando nel dramma familiari e amici. Nello sconforto per la perdita del consorte si sono fatti via via spazio interrogativi che sono finiti in un esposto alla procura, con la famiglia assistita dall’avvocato Sergio Busoni. Poteva essere salvato con un trasporto immediato al policlinico San Martino? Ci sono stati ritardi che hanno influito nel peggioramento delle condizioni dell’uomo? Domande per le quali sono state prodotte perizie, con la procura che per la terza volta ha chiesto l’archiviazione del caso e con la famiglia decisa, ancora una volta, a dare battaglia. A decidere sarà il gip Marinella Acerbi.

Matteo Marcello