La Spezia, 17 novembre 2018 – I colpi di scena continuano a rincorrersi nel giallo del Bright. Spunta ora anche una foto-choc, proposta da fonte anonima come prova dell’affondamento in Atlantico – causato dallo speronamento di un cargo – dell’Oceanis Clipper su cui erano imbarcati Aldo Revello e Antonio Voinea.
La loro ultima traccia, ricordiamo, è quella del segnale epirb partito dall’imbarcazione a vela alle 15,48, a 330 miglia ad Est delle Isole Azzorre e a 410 miglia da quelle portoghesi. La foto in questione sarebbe stata scattata nell’immediatezza della collisione dal ponte della nave colpevole di non avere avvistato, di non aver dato la precedenza alla barca a vela e nemmeno di aver colto l’allarme Ais, provocandone il naufragio. L’abbiamo accostata ad una foto, tratta dal profilo Facebook della compagnia di charter di appartenenza dello yacht, di cui c’è certezza assoluta che ad essere stato immortalato fu il Bright. L’aderenza, colta senza approfondimenti tecnici, è quasi totale. L’aderenza, se da un lato può costituire un riscontro allo scenario del naufragio indicato dalla fonte anonima, dall’altra lascia aperta l’ipotesi di un trattamento informatico della foto reale per configurarla, strumentalmente, come prova del naufragio. In questa vicenda, proprio a motivo del comportamento della fonte anonima che si è palesata su messanger (con vari interlocutori, compresa La Nazione) con un profilo di facciata, nascondendo la sua identità, tutto va preso con le pinze.
«L’anonimato è giusticato dal timore della fonte di essere uccisa» ha spiegato due giorni fa Rosa Cilano, moglie di Aldo, in diretta Tv, su Rai 2, ai «Fatti Vostri». Il nodo è che le rivelazioni sono fatte a puntate. Di esse è stata informata da tempo – ne è stato dato annuncio alla conferenza stampa di Rosa del 28 ottobre scorso - la Procura di Roma che fa muro alla richieste di chiarimenti sullo stato delle indagini mosse dai giornalisti e dai familiari degli scomparsi, che vivono nell’angoscia. Il cargo attenzionato (compagnia belga, bandiera di Honk Kong) ieri risultava ormeggiato ad un molo del porto di Dakar, ciò per effetto della localizzazione indotta dal sistema Ais, il cui transponder, secondo le più recenti rivelazioni di Rosa, prima della collisione non lanciava segnali al satellite. Un mistero all’interno del giallo, con un’unica certezza: il pm ha disposto le operazioni informaticheper risalire all’identità della prima fonte anonima che «per scrupolo di coscienza», dopo 4 mesi dalla scomparsa di Aldo e Antonio, si era fatta avanti con i familiari per «aiutarli a risalire alle responsabilità». Sarebbero seguite altre rivelazioni.
Corrado Ricci