MATTEO MARCELLO
Cronaca

Buoni pasto e auto di servizio. Nei guai dirigente di polizia locale

Il comandante spezzino, in servizio a Roma, condannato dalla Corte dei conti a risarcire l’amministrazione. Secondo la magistratura contabile avrebbe utilizzato la macchina per finalità estranee a quelle lavorative.

Due agenti di polizia locale di Roma perlustrano il centro storico. All’epoca dei fatti il dirigente ricopriva l’incarico di comandante (. foto di repertorio

Due agenti di polizia locale di Roma perlustrano il centro storico. All’epoca dei fatti il dirigente ricopriva l’incarico di comandante (. foto di repertorio

Utilizzo improprio dell’auto di servizio e percezione indebita di buoni pasto. Con queste accuse, un dirigente della Polizia locale di Roma residente nella provincia della Spezia, è stato condannato dalla Corte dei Conti del Lazio al pagamento di 8.171,24 euro a favore dell’amministrazione di Roma Capitale. La sentenza sarà appellata. La vicenda risale al periodo compreso tra il dicembre del 2021 e il maggio del 2023, all’epoca in cui lo spezzino ricopriva l’incarico di comandante di uno dei comandi di polizia locale della capitale, e avrebbe preso le mosse da un esposto anonimo dopo l’introduzione, da parte del comandante, dei fogli di marcia per l’uso dei veicoli da parte del personale. Secondo la ricostruzione della Procura contabile del Lazio, nel periodo preso in esame l’allora comandante della Polizia locale avrebbe, in un centinaio di occasioni, omesso di effettuare una delle due timbrature necessarie per attestare l’orario di servizio, in prevalenza quella d’uscita. Tuttavia la verifica delle utenze telefoniche riconducibili al dirigente aveva fatto emergere la presenza dello stesso nei pressi del proprio alloggio "in momenti molto precedenti all’orario di fine servizio dichiarato".

La seconda contestazione riguarda l’utilizzo illegittimo di auto di servizio. Secondo i magistrati, il dirigente avrebbe utilizzato l’auto con autista per "finalità estranee a quelle lavorative": per essere accompagnato nel tragitto tra il luogo di dimora romana e quello di lavoro, dalla sede di lavoro a un luogo per consumare in alcune occasioni il pranzo. Per la difesa, l’utilizzo dell’auto sarebbe avvenuto nel rispetto del regolamento, sempre per esigenze operative sul territorio, e lo stesso veicolo sarebbe stato utilizzato in maniera condivisa con altri funzionari. I giudici della Corte dei conti del Lazio tuttavia hanno ravvisato "tutti gli elementi tipici della responsabilità erariale", stabilendo riguardo alla prima contestazione che "il buono pasto (da 7 euro, risultati poi non consumati; ndr) deve ritenersi indebitamente erogato, in quanto il dirigente non si era trattenuto in servizio, presso la sede di lavoro o altrove, oltre la soglia oraria richiesta dalle norme", mentre in ordine all’uso improprio dell’auto, gli stessi giudici hanno sostenuto che "le condotte di utilizzazione della macchina di servizio con autista nelle tratte oggetto di contestazione devono ritenersi illegittime, in quanto costituenti un beneficio non spettante in base alle disposizioni sui veicoli in dotazione all’amministrazione di Roma Capitale. Il ricorso all’auto di servizio doveva essere sorretto da ragioni operative a giustificazione delle singole tratte effettuate".

Matteo Marcello