Il dibattimento è iniziato, dopo più di tre anni dalla chiusura delle indagini causa covid ed intoppi vari. Ha preso il via ieri mattina davanti al collegio del tribunale della Spezia presieduto da Luisa Carta con giudici a latere Giulia Marozzi ed Elisa Scorza, il processo per il favoreggiamento all’immigrazione clandestina dei calciatori nigeriani che, secondo le indagini dirette dal procuratore capo Antonio Patrono, dal 2013 al 2017 avrebbe permesso di far arrivare allo Spezia Calcio tredici giovani dall’accademia nigeriana di Abuja.
Il primo a deporre è stato Girolamo Ascione, all’epoca dirigente della squadra mobile della questura spezzina che ha condotto le indagini. Poi è stato chiamato il sovrintendente della squadra mobile Luigi Carofiglio. I due poliziotti hanno ricostruito l’indagine partita nel 2018 e portata avanti attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche. L’accusa sostiene che i giovani calciatori nigeriani sarebbero entrati in Italia per partecipare ad eventi sportivi, come il torneo di Viareggio, ma poi fatti passare come minori non accompagnati per ottenere il permesso di soggiorno. Venivano poi ’parcheggiati’ in società dilettantistiche del territorio, prima di essere tesserati dallo Spezia al compimento dei 18 anni. Era presente in aula l’ex amministratore delegato dello Spezia Calcio Luigi Micheli, difeso dall’avvocato Giacomo Fenoglio, che avrebbe firmato i documenti con la richiesta di ingresso in Italia per alcuni dei giovani calciatori.
E proprio qui c’è stato un primo colpo di scena. L’avvocato Fenoglio ha dimostrato che in occasione dell’arrivo allo Spezia di Sadiq e Nura, i primi due calciatori nigeriani poi venduti alla Roma per cinque milioni di euro, Micheli non era neppure dirigente dello Spezia, essendo all’epoca tesserato per il Grosseto. Ed è stato chiesto al presidente del collegio di metterlo a verbale. Inoltre l’accusa cita la firma del segretario generale, incarico che Micheli non ha mai ricoperto nello Spezia. E ancora Fenoglio ha rimarcato che i giovani nigeriani erano entrati in Italia con il visto C per turismo, che prevede la possibilità di svolgere allenamenti e attività sportiva. Ed inoltre che i ragazzi erano rientrati in Nigeria entro il termine previsto.
Nel corso dell’udienza di ieri, che si è protratta per oltre tre ore, sono intervenuti anche l’avvocato Davide Giudici del foro di Como che difende Renzo Gobbo allenatore dell’accademia di Abuja e l’avvocato Matteo Cereghino del foro di Genova che difende Roberto Sannino di Lavagna, il tutore italiano dei calciatori minorenni. Tra gli imputati anche Claudio Vinazzani, ex responsabile del settore giovanile dello Spezia, difeso dall’avvocato Andrea Corradino. La prossima udienza sarà il 13 ottobre, quando verranno ascoltati alcuni dei giovani calciatori nigeriani.
Massimo Benedetti