REDAZIONE LA SPEZIA

Camping finisce sott’acqua. L’esondazione del Magra provoca danni a Senato

Gravemente compromessa anche la piscina dello storico campeggio Gianni. Il sindaco dispone la chiusura delle aree, i titolari annunciano ricorso al Tar.

Camping finisce sott’acqua. L’esondazione del Magra provoca danni a Senato

Anni di lavoro spazzati via dalla furia del fiume. A Senato, enclave lericina lungo il Magra, è il momento della triste conta dei danni per il camping Gianni, la struttura immersa nel verde del Parco di Montemarcello che ha visto alcune delle strutture – in primis la piscina – letteralmente fagocitate dal corso d’acqua, che nell’ultima piena si è ingrossato a tal punto da ’mangiare’ decine di metri di terreno fino a colpire gli impianti della struttura ricettiva, ogni anno presa d’assalto dagli appassionati del campeggio. "Ci saranno stati almeno settanta metri di terra tra la piscina e il fiume – commenta Paola Alfieri, che con Roberto Tamagnini gestisce la struttura sul Magra – ma in questi anni la distanza si è via via assottigliata, senza che nessuno facesse nulla per prevenire. Questa estate dentro l’alveo in secca c’era un bosco. Anni fa c’era un pennello che indirizzava il corso d’acqua verso la sponda opposta a quella dove si trova il nostro campeggio: distrutto quello, il fiume ha cambiato sponda. Il corso d’acqua non è stato mai ripulito né dragato. La piscina penso ormai sia da demolire, veder messi a repentaglio quaranta anni di lavoro non è piacevole". I titolari del camping hanno incaricato un geometra per fare la conta dei danni e per vedere il da farsi, con l’obiettivo di farsi trovare pronti per il prossimo aprile, in vista della nuova stagione. Nel frattempo, il Comune ha emesso un’ordinanza in dispone la chiusura degli accessi al campeggio, il divieto di utilizzo e la contestuale inagibilità degli immobili del campeggio interessati dall’alluvione, e il divieto di utilizzo delle aree "per una lunghezza di circa 70 metri dalla sponda del fiume allo stato attuale" escludendo da tale divieto l’abitazione dei gestori.

Tali divieti decadranno "soltanto dopo l’avvenuta messa in sicurezza e la successiva verifica della stabilità delle sponde del fiume e dei terreni adiacenti su cui poggiano le strutture del campeggio, eseguita da libero professionista abilitato" si legge nel dispositivo. I titolari hanno annunciato ricorso al Tar. "La messa in sicurezza? Quello è un terreno demaniale – dice la Alfieri – e crediamo debba intervenire il pubblico. Faremo ricorso al tribunale amministrativo: la piena non ha inataccato la parte superiore del campeggio, dove ci sono alcune casine che potremmo affittare, ma solo quella sotto dove c’erano le aree per ospitare le tende e i camper. Basterebbe interdire solo l’area sottostante, in questo modo di potrebbe evitare la chiusura definitiva, dopo aver fatto sacrifici e speso denari per una struttura aperta da oltre quaranta anni".

Matteo Marcello