Petko Rosenov Hristov, 25 anni, fresco di convocazione con la nazionale della Bulgaria, è il classico bravo ragazzo che alle parole preferisce i fatti, un bulgaro-spezzino che in riva al Golfo si sente a casa, calato nel tessuto sociale cittadino.
Hristov, dopo il successo contro il Modena lei ha pubblicato su Instagram un messaggio: "Un’altra vittoria importante, con la mia famiglia, allo stadio". Una sintesi di felicità.
"Direi proprio di sì, ho a fianco mia moglie Iva e il mio bimbo Nikola, è bellissimo tornare a casa dopo l’allenamento e averli al mio fianco, è una spinta ulteriore anche per il lavoro. Abitiamo in centro a Spezia, ci troviamo benissimo. Ogni giorno incontro tanta gente che mi saluta e per me è un grandissimo piacere, specie quando mi chiamano ‘capitano’, una sensazione bellissima. Sono una persona che le emozioni le tiene dentro, ma le vive intensamente".
Gli spezzini, quando parlano di lei, sono soliti ripetere: ’Petko è il nostro capitano, uno di noi’. Che effetto le fa tanto affetto?
"Questa vicinanza la percepisco in modo costante e me lo ribadiscono i miei cari amici Sandro Bucchioni e Viktoria Pachova. I tifosi mi vogliono veramente bene e io ne voglio a loro. Spezia è la mia seconda casa, è una città a dimensione d’uomo, conosco tantissime persone, sono il capitano della squadra del cuore, mi sento ormai un po’ spezzino. In tre anni a Spezia ho visto di tutto: la Serie A per un anno e mezzo e la tribolazione del campionato scorso culminata con la salvezza".
Un’espressione spezzina nella quale si riconosce?
"Andemo fanti".
Quando arrivò a Spezia nel 2021 si sarebbe aspettato un’ascesa simile?
"No, arrivai a Spezia che ero un ragazzino, avevo 21 anni. Giocare difensore centrale in Serie A a quell’età non è stato facile. Arrivare a essere capitano dello Spezia è stato un onore, ogni volta che indosso la fascia mi tornano in mente tanti ricordi che mi legano a questa terra: la salvezza con Motta il primo anno in Serie A, il fidanzamento con mia moglie a Porto Venere e tanti altri momenti".
È scaramantico?
"Non tanto, due o tre cose prima della partita".
A chi si ispira?
"A Ronaldo per la voglia di giocare e per la determinazione, mentre per caratteristiche tecniche al difensore centrale Thiago Silva".
60 presenze, 6 gol e 2 assist con la maglia bianca, c’è un immagine di Spezia che è scolpita dentro di lei?
"Ci sono tanti momenti belli e brutti, mi piace soffermarmi sui primi, come il gol realizzato contro la Lazio o quello davvero significativo contro l’Ascoli, siglato dopo sei mesi di stop. Ogni gol l’ho dedicato a qualcuno: quattro a mia moglie e uno al mio bimbo".
Bellissima l’immagine del gruppo in festa sotto la curva a cantare, quanto è elevato l’entusiasmo?
"Quando vediamo la gente così carica ci viene spontaneo fermarci sotto la curva ma anche salutare con gli applausi la gente della gradinata e della tribuna. Il calcio è fatto per i tifosi".
Quando entrate nel catino del ‘Picco’ e vedete ottomila persone con il fiato sospeso per voi, quali sensazioni provate?
"Sono sincero, una carica enorme. Quando sento tutto lo stadio cantare mi vengono i brividi, la spinta che poi proviamo quando andiamo in pressione degli avversari è incredibile. Il sostegno della tifoseria aquilotta si avverte tantissimo, sicuramente un’arma in più per noi".
Voi indossate una maglia iconica, che riporta a quella degli Invincibili del 2000, ci state facendo un pensierino con annesso sogno Serie A?
"Non ero a conoscenza di questo particolare, spero ovviamente si ripeta. Per la Serie A non dico niente, il cammino è lunghissimo, pensiamo partita dopo partita. Ora cerchiamo di fare più punti possibili, a partire dal match di Castellammare, per poi divertirci".
Le voci riguardanti il passaggio societario quanto vi stanno intaccando?
"Siamo concentrati solo sul campo".