A giugno era toccato alle mega cisterne degli olii combustibili. Fra pochi giorni, analoga sorte riguarderà il grande nastro trasportatore che, dal molo, ha trasportato per anni tonnellate di carbone poi bruciate nella centrale. Entrano sempre più nel vivo le opere di demolizione della centrale Enel di Vallegrande: dalla seconda decade di settembre, anche quel lungo tubo che dal mare si snoda fino al deposito carbonifero e all’impianto, sarà via via demolito, e lo smantellamento riguarderà anche la ‘torre’ che sorge sulla banchina portuale; area, quest’ultima, già prenotata da Gnl Italia per il servizio di truck loading.
Tuttavia, se da un lato la notizia dei lavori di demolizione crea entusiasmo – con il sindaco Pierluigi Peracchini che parla di "passo storico atteso da tutti gli spezzini – a tenere banco è soprattutto il futuro dell’area, quello delineato dal protocollo di intesa firmato lo scorso giugno tra Comune ed Enel e ‘benedetto’ da 14 milioni del Pnrr. Un piano che secondo lo stesso primo cittadino "trasformerà l’area in un centro innovativo, migliorando in maniera considerevole la qualità di vita della città", ma che sta sollevando più di qualche perplessità nel mondo sindacale. É Luca Comiti, segretario generale della Cgil spezzina, a gettare qualche interrogativo e qualche ombra sul progetto che vedrebbe l’area trasformata in una hydrogen valley. "Siamo ancora in attesa che ci venga consegnato il protocollo di intesa Comune-Enel, visto che dopo la presentazione verbale di giugno, ancora non ci è stato consegnato – spiega il segretario della Camera del lavoro spezzina –. L’ultimo incontro con la dirigenza Enel risale a febbraio, poi più nulla, ma di certo quel documento ci soddisfa poco, soprattutto sotto il profilo occupazionale". Comiti scende nel dettaglio, spiegando come "il sito dovrebbe essere valorizzato per rappresentare un volano per l’economia, e invece in quell’area dove una volta lavoravano 400 persone, con la realizzazione del nuovo piano ne lavoreranno al massimo una trentina. Nel frattempo, i numeri dell’occupazione dell’indotto stanno diminuendo progressivamente – sottolinea Comiti – e non si hanno prospettive chiare neppure per quei dipendenti spezzini trasferiti in altre sedi. Quel protocollo ci soddisfa poco. Si era parlato di spazi riservati alle aziende del territorio, di aree destinate allo sviluppo logistico, settore per il quale erano state avviate anche analisi di settore delle quali ancora oggi non si conosce l’esito, ma oggi non ci sono novità e persino il protocollo alla base di quella idea di sviluppo non ci è stato consegnato".