REDAZIONE LA SPEZIA

Case abbandonate, cresce il rischio-crolli

L’ultima segnalazione da Quaratica col distacco di pietre da un immobile. Il Comune di Riccò studia progetti per arginare il problema

L’ultima segnalazione agli uffici comunali è arrivata poche settimane fa da Quaratica, per il distacco di alcune pietre dalla facciata di un immobile abbandonato. Ma già nei mesi scorsi era avvenuto il crollo di una piccola porzione di un’abitazione ridotta ormai a rudere, sempre a Quaratica. L’episodio di Vezzano Ligure, con il crollo della facciata di un’abitazione che ha tagliato in due il paese, è solo uno spaccato di una situazione purtroppo comune nei borghi della Val di Vara, dove lo spopolamento e l’incuria sono causa di situazioni pericolose. Un tema sul quale a Riccò del Golfo la giunta guidata da Loris Figoli ha cominciato a ragionare già da tempo, nel tentativo non solo di prevenire situazioni come quelle avvenute a Vezzano, ma anche con l’obiettivo di favorire il recupero e la valorizzazione dei borghi. "L’abbandono degli immobili nelle frazioni più piccole sta compromettendo sia la serenità dei suoi residenti – ammette il sindaco Figoli – Case all’interno dei centri storici la cui qualità edilizia è spesso altissima, che restano prive di abitanti, con proprietari in passato scettici a vendite ragionevoli e oggi protesi a sbarazzarsene perché gli interventi di manutenzione diventano troppo onerosi. Ma c’è anche chi, spesso dall’estero, acquista per poi abbandonare ulteriormente l’immobile, favorendo la desertificazione dei borghi. Così oggi l’ente si trova costretto ad intervenire per garantire l’incolumità dei passanti rischiando di chiudere porzioni di abitato e portandosi nelle condizioni di perdere capacità residenziale, a causa di evacuazioni forzate anche degli immobili in buone condizioni: è il caso di Valdipino, Casella, Quaratica, ma anche di Ponzò, ma due anni fa accadde anche nel centro storico del capoluogo". Una situazione complicata, dove si intersecano situazioni al limite: è il caso di una donna del nord Europa che ha offerto in dono al Comune un immobile pericolante per il quale proprio l’ente ne aveva ordinato la messa in sicurezza dopo un crollo avvenuto lo scorso Natale.

"Alla fine i cocci rimangono al Comune – commenta con amarezza Figoli – ma c’è anche chi dopo aver ereditato l’immobile, ha deciso di rinunciarvi a vantaggio del Demanio, o chi nonostante il tetto dell’immobile di proprietà sia collassato, non fa nulla per rimediare. E così poi accade che gli escursionisti che percorrono i nostri sentieri, una volta entrati nei borghi chiamino i vigili del fuoco per segnalare, giustamente, pericoli". Una guerra al degrado che il Comune ha deciso di combattere su più fronti e non solo con raffiche di ordinanze per obbligare i proprietari a ripristinare gli immobili pericolanti: quello della sensibilizzazione sociale, cercando di promuovere i borghi ed intercettare investitori – perché la domanda comunque non manca –, ma anche con progetti di rigenerazione urbana per rendere i paesi più accoglienti. Il terzo approccio è invece è più scientifico, e vedrà a breve collaborazioni con il Dipartimento di architettura e studi urbani del Politecnico di Milano per studiare nuove forme di riqualificazione dei borghi. "La convenzione con il Politecnico – spiega Figoli – porterà alla redazione di cinque tesi di laurea e alla realizzazione di un workshop dedicati ai nostri borghi. Confido che la costante interazione con il mondo delle università possa promuovere un territorio di valore".

Matteo Marcello