Santo Stefano Magra, 16 agosto 2024 - Durante la vidimazione dei fotogrammi restituiti dal software dell’autovelox gli agenti del comando di polizia locale di Santo Stefano Magra, con a capo il comandante Maurizio Perroni, hanno accertato che una moto che circolava a circa 80 km/h, aveva una cifra della targa occultata presumibilmente da un pezzo di nastro adesivo nero.
Le indagini coordinate dal vicecomandante Andrea Prassini e che sono state attuate con un elevato numero di combinazioni alfanumeriche, hanno permesso di risalire all’esatto numero di targa.
Ma l’indagine ha visto coinvolti altri motociclisti perché da ulteriori accertamenti è emerso che si trattava di un raduno di motocicli a livello nazionale ed anche molto noto, con origini che risalgono ai primi anni del secolo e rievocazione storica della più antica e prestigiosa gara motociclistica italiana a tappe cui aderiscono moto sia d’epoca e sia dei nostri giorni.
Ben 5 in totale i partecipanti al raduno con moto nuovissime e che hanno occultato tutti nello stesso modo una cifra della targa in modo tale da rendersi irreperibili in caso di eventuali accertamenti.
Così non è stato, e questo vero e proprio sistema messo in atto per eludere potenziali controlli, è stato appunto scovato da Prassini, che ha identificato tutti e cinque i motociclisti che peraltro, nei giorni del raduno sviluppato su più tappe, si sono resi protagonisti di violazioni in varie parti del nostro Paese.
L’indagine non si è fermata infatti ai limiti del territorio santostefanese ed ha coinvolto i comandi delle polizie locali di Bologna, Milano, Terni e Varese. I responsabili, tutti di origine californiana e titolari di una prestigiosa concessionaria motociclistica cui le moto erano state affidate a titolo gratuito dall’organizzazione, sono tutti stati denunciati all’autorità giudiziaria per 'occultamento di atti veri' previsto e punito dall’art. 490 codice penale che prevede una pena nel massimo fino a sei anni, fattispecie delittuosa sottolineata peraltro dalla VI sez. Penale della Cassazione con sentenza n. 9013/2018.