La Spezia, 27 febbraio 2016 - CINQUE TERRE a numero chiuso? Nasce da un equivoco la notizia che sta facendo il giro del mondo, con coda di commenti francamente sfiancanti nella misura in cui non affrontano il tema reale: se sia o no necessario garantire un turismo sostenibile per un territorio tanto meraviglioso quanto vulnerabile.
L’equivoco, come ha spiegato La Nazione, sta nel fatto che si è scambiata per una “chiusura dei cancelli” una proposta, neppure nuova, avanzata dal Parco Nazionale delle Cinque Terre: dotare il territorio di strumenti per conoscere in anticipo e, per quanto possibile, governare i flussi turistici. Nel 2015 questa striscia di Liguria a picco sul mare pare aver registrato all’incirca 2 milioni e mezzo di visitatori, concentrati soprattutto nei mesi estivi: un’enormità, per borghi con poche migliaia di residenti e per sentieri e paesaggi delicatissimi, dove la fragilità delle ardesie si può trasformare in pericolo.
Il sasso nello stagno lo ha gettato il presidente del Parco, Vittorio Alessandro, proponendo di sfruttare le prenotazioni online della ‘Cinque Terre Card’ per mettere ordine nell’affluenza dei villeggianti; il Parco sta anche calcolando i “limiti di calpestio” dei sentieri, con speciali rilevatori. Obbiettivo: informazioni. Utili agli stessi turisti per programmare soggiorni senza subire i disagi della ressa. Ma il commento di molti si è subito concentrato sulla semplificazione del concetto, innescando una crociata “contro il numero chiuso”. E lasciando sullo sfondo, irrisolti, i nodi: garantire offerta turistica di qualità e rispetto del territorio. Che poi, a dirla tutta, un “numero programmato” che sia strumento di smistamento dei flussi potrebbe non dispiacere a quelle frotte di turisti che, sulla loro pelle, hanno subìto le conseguenze rovina-vacanza di un “numero aperto ingovernato”, stipati all’inverosimile sui treni o accalcati nell’afa ad attendere mezzi di trasporto al collasso.