CHIARA TENCA
Cronaca

"Concediamoci un modo per essere"

Al Sunspace la spezzina Sanna racconta la sua biografia in ’Scrivi chi A.mare’. "Viviamo un’era difficile"

La spezzina Laura Sanna, autrice del libro ’Scrivi chi A.mare’

La spezzina Laura Sanna, autrice del libro ’Scrivi chi A.mare’

Tutto è partito dalla possibilità data dalla casa editrice Albatros Il Filo alla "gente comune" – come lei stessa la definisce – di raccontarsi, nella collana ’Nuove voci – Vite da scrivere’. Ha compilato il format a cuor leggero ed è stata selezionata. È nato così il libro autobiografico della spezzina Laura SannaScrivi chi A.mare’, che l’autrice presenterà giovedì alle 18 al Sunspace di via Sapri 68, dialogando con Carlotta Bonomi. Analisi e storia al servizio degli altri per un’opera che vuole sorreggere chi è in difficoltà.

Perché ha sentito il bisogno di scriverlo?

"La lampadina l’ha accesa qualche anno fa la psicoterapia: la psicologa mi disse che avevo un bel modo per esprimermi e rendere le emozioni, così pensai che sarei stata meglio se avessi messo nero su bianco la mia storia. L’ho fatto non per pavoneggiarmi, ma per dare la possibilità a chi ha difficoltà di accettarsi".

E lei ne ha avuta?

"Non da parte degli altri, anzi, ho trovato un ambiente aperto. Però, l’ho avuta con la mia omosessualità, che ho negato fino a quando non è esploso il mio primo amore. È stato bello, ma è anche sfociato in ansia, paura, sensi di colpa. L’avvisaglia era arrivata quando da piccola vidi due donne che si baciavano in tv: una scena che mi ha colpì profondamente, pregavo di non diventare così, anche se ho sempre saputo di avere questa tendenza".

Non c’è nulla di male, però. Perché ha provato questo?

"Nonostante genitori che mi hanno dato libertà di scelta in tutto, vivevo i cambiamenti della società, seguivo già da bambina le discussioni sui diritti civili delle persone omo e trans in tv e avevo sempre paura del giudizio degli altri. Pensavo di esser totalmente sbagliata, ho sofferto di attacchi di panico, ma fortunatamente ora non sento più questo. Sono arrivata anche a non uscire. Da qui, la voglia di scrivere, per dire a chi soffre come accadeva a me: ’Non sei solo’. E non parlo soltanto di gay, ma anche etero che non riescono a star con se stessi".

L’insegnamento della sua opera, in conclusione, qual è?

"Amarsi, perdonarsi e concedersi anche degli errori. Dobbiamo arrivare a dire di aver fatto una cavolata, ma non di essere sbagliati: è giusto essere ciò che siamo".

Sembra di sentire la canzone di Lucio Corsi (’Volevo essere un duro’, ndr.).

"Sì, veramente! Ma giuro che l’ho scritto prima di ascoltarla. L’ultimo capitolo è un tête-à-tête con se stessi. A chi legge voglio dire: siediti al tavolo, prendi un bicchiere di vino. Sei perfetto come sei".

Potrebbe davvero essere efficace. Purtroppo, però, l’intolleranza danza in tutto il mondo contro la comunità Lgbt+. Politica docet. Che ne pensa?

"Siamo in un periodo storico duro per noi, ma anche per chi è di determinate religioni, etnie, filosofie di vita. Grazie al cielo, vedo che siamo in tanti a non condividere questi pensieri, ma mi domando dove siano queste persone quando c’è da votare e da combattere. Non capisco se gli uomini di punta dei partiti siano ignoranti o altro, ma mi chiedo come mai la nostra presidente, che reputo intelligente in certi ambiti, possa tollerare che si minino i diritti di persone che vivono, respirano e mangiano come lei. C’è troppo odio in giro, mi chiedo come sia possibile. Ma se dovessimo fermarci e piangere su queste cose, non finiremmo più".