REDAZIONE LA SPEZIA

Covid e emergenza sanitaria alla Spezia: il 'coprifuoco' svuota un quartiere

Quadrilatero ’rosso’ desertificato. Ma nel resto della città si continua con il solito tran tran. E fioccano le disdette nei ristoranti

Quartiere Umbertino

La Spezia, 15 settembre 2020-  Se non fosse impressionante il mix fra il silenzio e il deserto sotto il sole di mezzogiorno, verrebbe da ricamare con la fantasia. La temperatura di un lunedì agostano, nonostante il calendario segni il 14 settembre, il riverbero fortissimo e la quasi totale assenza di persone fanno sembrare piazza Brin il set perfetto per un film. Magari uno spaghetti western, con la fontana del Basaldella sfondo di duelli infuocati. Dura solo un attimo: la realtà del quartiere Umbertino non è riscritta da Sergio Leone, ma da un’ordinanza della Regione Liguria. ‘Nel Comune della Spezia è individuata l’area pubblica o aperta al pubblico in cui è impossibile assicurare adeguatamente il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro entro il quadrilatero compreso tra le seguenti strade: via Aldo Ferrari, viale Giovanni Amendola, viale Garibaldi e via Fiume Nord’ si legge nel documento. Qui, oltre al pacchetto di misure varate per il Comune e la Provincia della Spezia, vige ‘il divieto assoluto di assembramento anche con protezione delle vie respiratorie’. Un provvedimento cambiato in corsa – nella prima versione si faceva riferimento ad una ‘particolare criticità sulla base del monitoraggio epidemiologico condotto da Alisa’ – e che di fatto ha cristallizzato l’area in una dimensione quasi surreale.  

Se non è zona rossa, insomma, poco ci manca. Non solo perché molte delle attività sono di fatto vietate, ma perché sembra di esser tornati pari pari ai tempi del lockdown. Archiviata anche l’esperienza del punto mobile della Asl5 per i tamponi, sono spariti quasi del tutto i crocchi di persone, sia della comunità dominicana indicata come origine di uno dei focolai, che delle altre, compreso lo zoccolo duro formato da tanti spezzini. Nel ‘barrio’ sono poche le eccezioni: un gruppetto di senzatetto, clienti di negozi etnici, utenti delle Poste di viale Garibaldi in coda, operai in attesa del bus alla fermata della biblioteca Mazzini. Mentre in piazza Saint Bon, esattamente al confine, l’atmosfera è meno pesante e tutte le panchine sono occupate.  

Tante le saracinesche tirate giù: circoli, bar – alcuni sono rimasti aperti con servizio al tavolo –, negozi, lo storico chiosco vicino alla fontana, già chiuso da giorni. Passa qualche turista, anche senza mascherina, prontamente ripreso da agenti in borghese e il cinema Don Bosco ha finalmente cambiato la locandina del film: "Dopo 6 mesi di forzata clausura, vi annunciamo la ripresa della nostra attività cinematografica" spiega lo staff dalla segreteria telefonica. Almeno questo andrà avanti. Ma davvero c’era bisogno di tutto ciò? Se lo chiedono in tanti. Perché il presente dell’Umbertino stride rispetto al resto della città e della provincia, dove sulla carta si riesce a mantenere la distanza di sicurezza, salvo poi continuare a vedere assembramenti da movida e le code per i mezzi di trasporto a bordo dei quali, da tempo, il distanziamento non è invece più obbligatorio. E si chiedono anche quali siano gli altri focolai – segnalati durante la trasmissione Agorà di Rai Tre dalla dottoressa Stefania Artioli, primario del reparto Malattie Infettive – che Alisa continua inspiegabilmente a non rendere noti alla cittadinanza.  

Intanto, si sa che fino alle 24 del 23 settembre questo coprifuoco sui generis resterà in vigore. Non tutti l’hanno digerita. "Davvero siamo in zona rossa?" chiede ad una barista una donna particolarmente preoccupata, mentre stiamo passando in corso Cavour. E se ne va a passo svelto. Poco distante, viale Garibaldi, su cui pende l’incognita mercatino del venerdì: al di là della strada, la situazione dovrebbe, in teoria, essere meno pericolosa. Il resto di Spezia continua a fare la sua vita. Ma anziché analizzare lucidamente le fonti del contagio, gioca troppo spesso al rimpallo delle colpe. In viale Amendola, via Fiume, via Napoli, via Roma e nelle strade parallele si transita per lo stretto indispensabile e via. "Sembra un incubo. La gente pensa che sia tutto chiuso, anche i negozi" spiega un’esercente. Le disdette delle prenotazioni fioccano anche in alcuni ristoranti e le scuole sono sprangate. Su viale Ferrari l’unico richiamo alla realtà sono i volti dei candidati alle elezioni sui pannelli elettorali. Chissà da quella prospettiva come appare, l’Umbertino.  

Chiara Tenca