
di Giovanni Pardi*
Singolare figura di creativo e studioso quella di Corrado Martinetti, vissuto in quel periodo del’900 che un malinteso amore per la democrazia ha quasi cancellato dalla memoria delle giovani generazioni. Nasce a Sarzana nel lontano 1872 e nel 1899, come impiegato del Comune di Sarzana, diede vita alla biblioteca comunale, riunendo i libri e i documenti provenienti dei Conventi soppressi dalle nuove leggi del governo italiano, dall’ospedale San Bartolomeo e dalla Società di Mutuo Soccorso. Questa passione per la conservazione di libri e documenti lo aveva portato, a soli 15 anni, a pubblicare, in occasione della esposizione circondariale della Spezia, l’elenco degli anti mene che fecero poi parte integrante della neonata biblioteca comunale. All’atto dell’inaugurazione pubblicò il catalogo della biblioteca stessa, con relativo regolamento recante le condizioni per il prestito e gli orari di apertura: giovedì e domenica mattina.
Gli anni ’30 e la collaborazione con Carlo Alberto Biggini, astro nascente del fascismo sarzanese, portarono allo sviluppo della biblioteca che ebbe sede in un nuovo edificio scolastico, potendo, grazie a nuovi finanziamenti, incrementare gli acquisti di libri e le attrezzature e, sempre a cura del Martinetti, direttore della biblioteca, avere un nuovo e moderno catalogo a volumetti. La guerra 1940-1945 provocò seri danni alla biblioteca, che però aveva messo al sicuro i testi più antichi e preziosi. Rimase in tale funzione fino al 1951 per Morire due anni dopo, il 21 febbraio 1953.
Saremmo di fronte ad un solerte funzionario comunale,appassionato bibliotecario, ma la figura di Corrado Martinetti, ha avuto un rilievo culturale notevole, come poeta e scrittore: sin dal 1905 fino al 1948, per poi nel 1951 comporre un commosso omaggio alla sua città, alla sua storia e alle persone care: “Mia terra colorata di Memorie” è un testo che dovrebbe accompagnare i giovani sarzanesi e spezzini nel loro incontro con la vita e con il loro territorio. Tornando alla sua poetica,tutta fatta di calore umano e di amore per la natura, le brevi raccolte, Canti di Lunigiana del 1926, Giunchi di Marinella del 1931 e L’ombra delle Rondini del 1937, costituiscono anch’esse un patrimonio da riscoprire nella loro freschezza, unita a una vitalità fatta di affetti e amore per la gente che combatte ogni giorno come la nonna che “filò mucchi di lana poi che il pane mancava ai suoi figlioli . Significativo, anche se di breve durata, l’incontro nel 1936 con L’Eroica di Ettore Cozzani che pubblicò alcune sue liriche tratte dai Canti di Lunigiana.
Significativa anche l’opera di ricerca storica su Sarzana e la Lunigiana che si concentra sul ricordo di Shelley a San Terenzo, su Dante a Castelnuovo e su Napoleone che scenderebbe dalle colline di Marciaso di Fosdinovo a Sarzana e di lì nella Corsica allora Genovese e poi Francese. Meno chiaro il suo richiamo a tre Pontefici Lunigianesi, perchè dopo Il Papa Nicolo V Parentuccelli e il Papa Sant’Eutichiano, ricorda Papa Sergio IV che invece risulta romano anche se una sua statua lo ricorda nella bella facciata settecentesca del Duomo di Sarzana . Negli anni bui della seconda guerra mondiale, la tragica morte di una delle figlie, Mirella, sotto le bombe alla vigilia della Liberazione e la visione di una Sarzana devastata che accoglie i liberatori americani e i partigiani. Concludiamo con un invito a giovani e meno giovani alla riscoperta delle sue opere.
* Presidente dell’associazione
Amici di Ettore Cozzani