REDAZIONE LA SPEZIA

Corruzione e turbativa d’asta nelle forniture della Marina: due imprenditori patteggiano

Mister 10 per cento - al secolo Giovanni Di Guardo, ex ufficiale della Marina, condannato 20 giorni fa a 10 anni di reclusione per le mazzette incamerate a Taranto - vorrebbe ma non può, vista la pena già incassata. I coimputati hanno, invece, chiesto di patteggiare alla Spezia e hanno trovato ieri l’accordo col pm Claudia Merlino. Così gli imprenditori Valeriano Agliata e Giovanni Perrone accusati di corruzione e turbativa d’asta in concorso, potranno chiudere i conti con la giustizia aggiungendo altri 4 mesi di reclusione ai patteggiamenti già centrati a Taranto (2 anni e 4 mesi, uno e 2 anni e 6 mesi, l’altro). Una pena in continuità col processo istruito a Taranto dal pm Maurizio Carbone che, nel 2015, aveva stroncato il giro di tangenti che ruotava attorno a Di Guardo, scoprendo, laggiù, le sue malafatte precedenti alla Spezia, quando dal 2009 al 2014, svolgeva funzioni di capo servizio amministrativo di Maricegesco l’ente di viale San Bartolomeo che gestisce le forniture per le navi grigie. Complessivamente nove gli affidamenti diretti incriminati dal pm Claudia Merlino.

Gli imprenditori avrebbero preferito assumere le vesti processuali di parti lese del reato di concussione. Ma il pm spezzino, come il collega tarantino, alla fine ha ravvisato la corruzione in connessione con il reato di turbativa d’asta. L’accusa contestata Di Guardo, Agliata e Perrone era quella di aver dato vita "ad un cartello di imprese collegate per pilotare l’assegnazione delle forniture gestite da Maricegesco". Forniture di varia taglia. In tutti i casi, ad oliare le assegnazioni, c’erano la tangenti, sull’ordine del 10 per cento della fattura. Alla Spezia, per effetto della trasmissione degli atti dalla procura di Taranto, erano finiti sotto indagine altri due imprenditori; ma gli elementi indiziari coltivati non avevano prodotto prove capaci di innescare la richiesta di rinvio a giudizio. Il 10 novembre il gup Fabrizio Garofalo pronuncerà le sentenze di patteggiamento, disponendo il rinvio a giudizio di Di Guardo, ora sottocapo, degradato dallo Stato Maggiore quando esplose il caso giudiziario, con l’emersione della beffa: l’allora capitano di vascello era stato trasferito dalla Spezia a Taranto.

Corrado Ricci