
Umberto Costamagna
Genova, 20 giugno 2019 - La corte di Appello di Genova ha ridotto ad otto mesi la condanna in primo grado ad un anno e quattro mesi, inflitta dal tribunale della Spezia ad Umberto Costamagna. Il noto imprenditore spezzino proprietario del Call & Call, nove anni fa incappò in una crisi di liquidità e la conseguenza fu quella della parziale omissione del pagamento Iva per gli anni 2009 e 2010, per 3 milioni e 153mila euro.
L’accusa è stata sostenuta dal pubblico ministero Rossella Soffio, che ha coordinato le indagini condotte della guardia di finanza. Costamagna, difeso dall’avvocato di fiducia Silvia Rossi che lo ha seguito anche nel ricorso in corte d’Appello, si è sempre dichiarato innocente. Il suo obiettivo era quello di ottenere l’assoluzione per mancanza di dolo.
«Non si trattava di un’omissione di dichiarazione – ha specificato – che è stata sempre fatta regolarmente, quanto di un’impossibilità di pagamento intervenuta a seguito di una crisi di liquidità (molti investimenti e decisione di non spostare lavoro all’estero rinunciando così a un abbassamento dei costi diretti, uno tra i pochissimi casi italiani del settore) che aveva portato alla decisione di erogare sempre il pagamento degli stipendi ai dipendenti per non fermare l’attività d’impresa ma di ritardare, di conseguenza, il pagamento totale dell’imposta».
La sentenza di primo grado ad un anno e quattro mesi con la condizionale emessa dal giudice Giacomo Nappi, aveva comportato pene accessorie per la stessa durata di quella principale, anche quelle ora ridotte ad otto mesi: interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione, interdizione dalle funzioni di rappresentanza e assistenza in materia tributaria, interdizione dall’ufficio di componente di commissione tributaria.
Il debito complessivo, come detto, era di poco più di 3 milioni di euro e di questo importo l’azienda, nel tempo, ha già saldato oltre un milione.
«Ritenevamo che l’impossibilità di pagare escludesse il reato – ha sostenuto Costamagna – anche perché nel frattempo, oltre al parziale pagamento, abbiamo concordato con l’Agenzia delle Entrate una transazione fiscale che ha portato a uno stralcio di quel debito. Avevamo accolto con stupore la decisione di condanna in primo grado del tribunale della Spezia, proprio perché numerose sentenze in altri tribunali italiani – e non ultime anche nello stesso tribunale della Spezia – hanno assolto imprenditori che, in buona fede e per evidente impossibilità finanziaria, hanno posposto anche oltre i termini previsti, il pagamento del dovuto».
M.B.