Lerici (La Spezia), 9 gennaio 2025 – «La passione per i bagni in acque fredde, meglio noti come cimenti mi è venuta da adulto, dopo i 45 anni, quando con mio fratello Dino abbiamo iniziato a organizzare traversate a nuoto di mezzo fondo (in media 2000 metri) quali Lerici-San Terenzo e Lerici-Tellaro (in tre tappe). Di lì l’idea di organizzare il primo cimento della provincia, la vigilia di Natale del 1999 a Fiascherino, per farci gli auguri con un gruppetto di una decina di amici». Piero Ceppodomo, 73 anni, geometra e poi responsabile credito e fidi in Carispezia per quasi 40 anni, racconta la sua passione per il mare e l’acqua in estate e soprattutto in inverno e come questa pratica, considerata estrema, contagi sempre più persone in tutto il territorio spezzino.
Ma come nasce questa pratica di fare il bagno nel mare d’inverno che parafrasando Ruggeri è poco moderno e qualcosa che nessuno mai desidera?
«In realtà noi cimentisti, o come qualcun altro preferisce, ’nuotatori del tempo avverso’ riprendiamo antiche tradizioni consolidate a Lerici. Ricordo con ammirazione una figura importante del nostro territorio, anch’egli come me di origine toscana, l’ingegner Gustavo Stefanini, presidente della Termomeccanica. Stefanini, dopo una durissima prigionia degli inglesi in India, nella seconda guerra mondiale, ogni giorno dell’anno arrivava con la sua moto alla spiaggia della Venere Azzurra e si tuffava: con la pioggia, col sole, persino con la neve. Partendo da questo ricordo mio fratello Dino ed io spingemmo suo figlio Teseo con altri amici a compiere la traversata a nuoto dello stretto di Gibilterra».
Non si corre il rischio di malanni e colpi di freddo a immergersi in acque con temperature anche sotto i 10 gradi come capitato in occasione del cimento di San Terenzo?
«In realtà è vero il contrario. Noi cimentisti siamo molto rispettosi di noi stessi e del mare. Tra di noi ci sono molti medici, come il dottor Roberto Giuria di Savona, che ha costituito l’Associazione dei nuotatori del tempo avverso, o il dottor Elvino Vatteroni, medico carrarese, promotore del cimento apuano. L’approccio al mare in inverno o alle acque di fiumi e laghi avviene gradualmente, con mare calmo e con un’immersione graduale. Il corpo deve adattarsi e quindi è fondamentale resistere un minuto alla sensazione di puntura di spillo dell’acqua fredda. Lo choc termico passa velocemente, il corpo si adatta e si prova una grande estasi. Con i cimenti si superano molti gap psicologici. È un’attività adatta a tutti dai ragazzini agli anziani. In acqua non ci sono alcune barriere. Uno dei cimentisti più appassionati della Liguria è Raffaele Ferrara, un amico di Genova, non vedente: in mare non ha alcuna difficoltà».
Nello Spezzino i cimenti sono limitati al periodo natalizio. Nel resto del periodo invernale come coltivate la vostra passione per l’acqua?
«Personalmente nuoto due o tre volte ogni settimana, a Fiascherino, alla Venere Azzurra o in Baia Blu. Qui c’è addirittura un gruppo di persone che fa il bagno quotidianamente da gennaio a dicembre. Fra i più appassionati ricordo Eddy Pedrazzi, che fa più di 300 bagni in mare all’anno. Poi ci sono i cimenti organizzati nel Levante e nel Ponente della Liguria. Io poi faccio bagni freddi per tutto l’anno: dai laghi sulle Alpi in Valle d’Aosta, Alto Adige e Austria, a quelli sul lago Balaton in Ungheria, ai tuffi nel Mare del Nord o nel Mar Baltico. Una delle mie esperienze più gratificanti fu un tuffo fatto a Danzica a febbraio 2020 dove mi recai per un convegno sull’astronomo Keplero, nella sua città natale. Un’altra mia passione è, infatti, quella della divulgazione scientifica in astronomia e tra una conferenza e l’altra ci scappa sempre un bel tuffo».
Quale suggerimento darebbe a chi si vuole accostare a questa pratica sportiva?
«L’acqua è il primo elemento della vita. La crioterapia (terapia del freddo ndr.) è una pratica benefica per tutti, soprattutto alle persone mature. Ci sono studi che considerano i bagni freddi come valida barriera contro l’insorgere dell’Alzheimer o comunque comune un fattore in grado di rallentarlo. L’importante è non strafare e dopo un bel bagno tonificante, asciugarsi entro cinque minuti dall’uscita dall’acqua e rivestirsi. Ti sentirai ripagato e avrai voglia di tuffarti presto di nuovo».
Fabrizio Dellepiane