REDAZIONE LA SPEZIA

"Da Lerici a Oslo per diventare chirurgo"

Davide, 33 anni: "All’estero per inseguire un sogno che in Italia non avrei realizzato"

Davide Impieri (a destra), 33 anni, nato e cresciuto a Lerici, vive e lavora a Oslo

È cresciuto a Lerici con la sua famiglia ma oggi vive a Oslo, in Norvegia, dove lavora nell’ospedale universitario, reparto di chirurgia plastica. Questa è la storia di Davide Impieri, 33 anni, che ha iniziato a interessarsi alla medicina fin da piccolo grazie a suo padre, ex chirurgo generale e toracico del Sant’Andrea.

Dopo anni di studio a Pisa, dove si è laureato nel 2011 con la tesi ‘Ricostruzione testa-collo’, la decisione di trasferirsi all’estero per inseguire il suo sogno. La ‘migrazione’ nel 2013, un anno dopo aver ottenuto l’abilitazione. Da quel momento ha iniziato un lungo percorso di formazione composto da una fase di pre-specializzazione della durata di un anno e mezzo e, a seguire, quattro anni in chirurgia plastica e due in chirurgia generale. In questo periodo Impieri ha anche concluso un dottorato di ricerca, conseguendo il titolo PhD.

Impieri, quali erano all’epoca della sua laurea le prospettive di lavoro in Italia?  «Una volta laureato ho continuato a frequentare chirurgia plastica a Pisa, in attesa dell’abilitazione e del concorso di specializzazione per Siena. Il primo anno post laurea l’ho usato per lo studio, ma purtroppo l’esame per entrare in specializzazione era complicato. Non che adesso non lo sia, ma nel 2012 si doveva scegliere una specializzazione e il luogo. Fare l’esame altrove era impossibile, si teneva lo stesso giorno. Il rischio? Rimanere fuori dalla specializzazione per anni».  

Cosa l’ha spinta a trasferirsi in Norvegia? «Alle superiori ero stato un anno in Norvegia con un’organizzazione di scambi interculturali, mentre al quinto anno di medicina ero andato a fare l’Erasmus a Valencia. Quando non sono riuscito ad entrare in specializzazione in Italia, con il rischio di non entrare nemmeno gli anni successivi, ho optato per la Norvegia: offriva più sicurezza lavorativa e forse era meno ricercata».

Quale consiglio si sente di dare oggi agli spezzini che vorrebbero intraprendere la sua stessa strada?  «Ricevo molte domande e messaggi di medici o studenti interessati alla mia storia e a come si lavora e vive in Norvegia. Tanti ci fanno un pensiero quando vedono le poche possibilità che il nostro Paese purtroppo offre. Io quando mi sono trasferito ho avuto il vantaggio di sapere il norvegese e questo mi ha permesso di frequentare reparti e farmi conoscere. La Norvegia è un paese onesto, che premia le persone in gamba e dà la possibilità a tutti di raggiungere i propri obiettivi. Conta moltissimo il curriculum e quindi si parte sempre da una posizione più bassa e poi, una volta accumulata esperienza, le porte si aprono». 

Da dove può partire un aspirante medico spezzino per costruirsi un futuro brillante? «La realtà in Italia è più difficile, ma questo non significa non ci possa realizzare ‘a casa’. Sono convinto che sia essenziale uscire dalla realtà di provincia almeno per un periodo per mettersi alla prova, venire a conoscenza di altre realtà e trarne esempio per tornare alla base con una visione diversa». 

Quali differenze le sono rimaste più impresse una volta arrivato in Norvegia? «La realtà a livello lavorativo è differente rispetto a quella italiana. Sia nei rapporti coi colleghi e pazienti sia per quanto riguarda la sanità in generale. Quello che mi ha colpito di più è quanto le persone vengano considerate preziose per la società».   

Pensa che alla Spezia avrebbe potuto raggiungere i soliti risultati?  «No, non avrei potuto. Anche se sono ancora agli inizi della mia carriera e non mi reputo arrivato. Mi sarei comunque dovuto trasferire in altri centri per specializzarmi ed eventualmente per il dottorato di ricerca. Tutto dipende dalle priorità e quindi si può dare e ricevere tanto anche in un ambiente di provincia come Spezia. Ci sono esempi di medici che hanno elevato la qualità dei nostri ospedali».  Sente nostalgia di casa? Cosa potrebbe spingerla a lasciare la Norvegia e tornare?  «Ho messo da parte il mio vivere a Lerici, il posto più bello al mondo, per inseguire il mio sogno. Sono legato ai miei luoghi, alla mia famiglia e agli amici. La mia prima intenzione era specializzarmi e tornare in Italia, ma ora non lo so più con certezza. Ho investito tempo e risorse nel mio lavoro e quindi tornerei in Italia solo a condizioni precise».   

Giulia Tonelli