Dal mondo del lavoro ai laboratori al Dialma

Lo scopo è trasformare un’esperienza collettiva in una narrazione condivisa da riproporre in altre città

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"Abbiamo bisogno di persone del territorio, di lavoratori e lavoratrici di alcuni settori che abbiano voglia di essere coinvolte all’interno di un percorso di indagine e di testimonianza, che porterà a una grande performance finale, un progetto che sarà poi riproposto in altre città italiane ed europee e che vuole coinvolgere le comunità sul tema del lavoro e dei suoi cambiamenti dopo l’esperienza della pandemia". Fino a martedì 19 aprile è aperta la call, destinata ai cittadini della provincia spezzina per partecipare al progetto ‘Non siamo niente, saremo tutto’: si parte a fine mese con un laboratorio teatrale gratuito. A condurlo Jens Hillie (drammaturga Leone d’oro alla Biennale 2019, del Gorki Theatre di Berlino) e Alessandro Renda (Teatro delle Albe di Ravenna) in collaborazione con Gli ScartiFuori Luogo La Spezia e Zona K Milano. Sono proprio Gli Scarti, Fuori Luogo La Spezia e Teatro degli Impavidi a lanciare un grande progetto internazionale, ideato e prodotto da Zona K (Milano) con il contributo di Compagnia di San Paolo, vincitore del bando nazionale Art Waves.

Per partecipare contattare il 333 248 9192 (anche via whatsapp) o a [email protected]. La call è rivolta a lavoratrici e lavoratori della scuola e dell’istruzione (insegnanti, personale ata, studenti), della sanità e dell’assistenza sociale (infermieri, farmacisti, oss, medici, caregivers etc), del fooddrink, delivery e commercio (ristoratori, baristi, camerieri, rider, commessi di supermercato). Possono partecipare anche chi avesse voglia di condividere testimonianze indirette e la propria esperienza. Il ciclo si terrà nell’arco di un mese circa, dal 26 o 27 aprile, per un totale di 4-6 incontri fino a fine maggio, una volta alla settimana per 2 ore ad incontro in orario serale (lunedì o martedì dalle 20.30 alle 22.30) al Dialma Ruggiero di Fossitermi.

"Non si tratta di raccontare questi lavoratori e lavoratrici lasciandoli nelle loro categorie di appartenenza – dicono i promotori – ma di esplorare delle storie individuali per affrontare il tema da una differente prospettiva: quanto siamo consapevoli degli effetti delle nostre scelte? Quanto siamo coinvolti nei processi che spesso condanniamo? Il coro diventa strumento di indagine che permette di trasformare l’esperienza collettiva in una narrazione condivisa, un coro pensato come opera d’arte totale e scultura sociale. Un ensemble vivo che unirà le esperienze lavorative contemporanee, mentre l’Internazionale, l’inno di emancipazione e liberazione, depositario di memorie ed esperienze di 150 anni di lotta per il riconoscimento economico e politico del lavoro".

Marco Magi