Dalla Genesi a Sanremo. Dalla consolle di Sarzana alla kermesse musicale più amata d’Italia, ospite insieme al collettivo che ha fondato nel 1999 sul palco galleggiante della Costa Toscana nella serata di sabato, gran finale del festival 2025. Il sarzanese Alex Neri – dj, tastiera, sintetizzatore e campionatore – si prepara per l’avventura al largo della città dei fiori: un nuovo capitolo della sua militanza nel collettivo italiano dei Planet Funk, dopo la recente pubblicazione del nuovo singolo ’Nights in White Satin’. Lo abbiamo raggiunto in Corea, dov’è impegnato in un mini tour.
Alex, che viaggio è stato il suo, nella musica?
"Penso che il mio più che un viaggio nel musica sia stato un viaggio di vita molto intenso. Fin dai tempi della Genesi, quando ero ragazzino, ho sempre avuto una curiosità molto forte che mi ha portato ad essere quello che sono e ad esplorare più generi, fino o di creare i Planet Funk, al tempo lontani dal mio mondo di dj".
Lei è originario dell’estremo Levante ligure: che rapporto ha con la manifestazione più famosa della regione?
"Di ligure purtroppo ho poco perché da giovane mi sono trasferito in Toscana, quindi non ho avuto modo di legare molto sul territorio, se non con i molti amici che mi hanno sempre seguito nelle mie serate o con o quelli d’infanzia; con loro, è sempre un’emozione immensa rivedersi".
Come vede l’evoluzione dei linguaggi e degli stili musicali che si alternano su quel palco, da cui sono nate le carriere di tanti mostri sacri?
"Credo che per molto tempo Sanremo sia stato lontano dal poter rappresentare al meglio quello che era l’Italia in musica, ma devo ammettere che da qualche anno sono, invece, riusciti a ricongiungere l’intero paese, riavvicinando le nuove generazioni. E questo è stato un bene, a prescindere da quello che possa piacere a me o meno".
La nave, dove vi esibirete, è stata una sorta di Ariston ’off’: vi darà diverse possibilità espressive?
"Ci posizionerà per quello che siamo: una band italiana, ma con origini internazionali. Credo che sia il posto giusto per noi e sicuramente ci darà la possibilità di esprimerci al meglio".
Con il nuovo singolo, anch’esso dall’impronta inconfondibile, continua la storia dei Planet Funk, band che ha trovato la sintesi perfetta e dimostrato di saper andare avanti, superando momenti particolarmente dolorosi. Che ha da dire di questa esaltante esperienza?
"È vero, abbiamo passato momenti molto brutti. La perdita del nostro fratello Sergio della Monica è stata un duro colpo, sia dal punto di vista affettivo-personale che del lavoro. Noi quattro siamo riusciti ad inventare un genere, un suono inconfondibile, al punto che quando si ascoltano i Planet non sembra ci siano così tante teste dietro. Forse è grazie a questo incastro magico che siamo riusciti a ricompattarci e a ripartire. Confesso che in studio, quando facciamo musica, è come se Sergio fosse di fianco a me e a volte gli parlo pure. La cosa più esaltante è proprio questa: aver avuto la possibilità di condividere un quarto della mia vita con persone meravigliose dalle quali ho imparato moltissimo".
Ha iniziato la carriera come dj, è cresciuto nell’Alhambra (era ai piatti nella sala Genesi, ndr.) di suo padre, vicina alla mitica Versilia e ha proseguito nei club, varcando confini e rimanendo tuttora in forza al Tenax: rispetto agli anni Novanta e ai primi Duemila, questo mondo è stato investito da una rivoluzione. Come si continua a farlo rinverdire?
"Il mondo è sempre in evoluzione e credo che la chiave sia nel non rimanere agganciati alle abitudini o alle cose. Nessuno può contrastare la macchina del progresso, io ho sempre cercato di guardare avanti e di lasciare il mio marchio, pur prendendo dal nuovo. Questa è stata la chiave per poter essere ancora al passo con i tempi. Detesto quando mi portano paragoni con quello che è stato. Di certo, è bello ogni tanto ricordare, ma non possiamo rimanere agganciati a quello. Credo che essere nostalgici sia un errore enorme, il tempo inevitabilmente passa per tutti, ma il mio vero mantra è vivere nel qui e ora".