CRISTINA GUALA
Cronaca

Dalla Grecia antica alle 5 Terre. L’uva deposta sui fondali. Il vino ’marino’ di tre ragazzi

Chiusa in nasse di acciaio resterà immersa alcuni giorni per affinare prima della pigiatura. Pietro Galletti, Niccolò Moggia e Luca Resasco si sono formati all’Agrario di Sarzana.

Dalla Grecia antica alle 5 Terre. L’uva deposta sui fondali. Il vino ’marino’ di tre ragazzi

Chiusa in nasse di acciaio resterà immersa alcuni giorni per affinare prima della pigiatura. Pietro Galletti, Niccolò Moggia e Luca Resasco si sono formati all’Agrario di Sarzana.

Una storia che parte dalla Grecia 2500 anni fa e arriva dritta alle Cinque Terre, una storia che merita di essere raccontata perché fatta di un perfetto mix di tradizione, amore, di impegno, di obiettivi. Tre ragazzi, alunni ed ex studenti dell’Istituto Agrario Arzelà di Sarzana, Pietro Galletti, Niccolò Moggia, Luca Resasco hanno posato quattro giorni fa delle nasse di acciaio inox piene di tre quintali d’uva a sei metri di profondità nelle acque dell’area marina protetta delle 5 Terre. Sono partiti con un grande entusiasmo dal molo di Vernazza, fino al largo di Corniglia, nel luogo indicato dai biologi, l’area di Guvano. Lì l’uva, proveniente dalle tre cantine BarCa, Missanega, Sp4488, che ne hanno messo a disposizione un quintale ognuno, sarà cullata dalle acque e accoglierà tra i suoi sapori un gusto e una sapidità particolare regalata dal mare cristallino. Proprio come facevano i Greci più di due millenni fa che calavano l’uva nel mare, contenuta nelle nasse, al largo dell’isola di Chio, con lo stesso risultato, un vino eccezionale e unico.. I tre ragazzi che con tenacia e passione hanno voluto fare l’esperienza con la supervisione dell’imprenditore Guido Galletti, papà di Pietro, proprietario di Sp4488 Ittiturismo, con i preziosi consigli dell’enologo Giorgio Baccigalupi, hanno depositato le nasse, con la stessa cura che si ha nell’adagiare un piccolo in una culla, immergendosi nelle acque con tanta commozione. Galletti che da qualche anno aveva già provato a praticare questo sistema e che però quest’anno è stato autorizzato dall’area marina protetta, secondo il progetto seguito anche dalle università di Pisa e di Firenze oltre che dal parco Nazionale delle Cinque Terre, ha voluto rispolverare una tradizione territoriale che ha le sue radici appunto nell’antica Grecia. I vini di Chio, per far capire la prelibatezza derivata da questa tecnica, facevano parte di quella ristretta elite di vini greci che erano considerati prodotti di lusso. Varrone li definiva "vini dei ricchi" tanto amati da Cesare.

"E’ poesia infinita – ha spiegato in una parola Galletti – è sentimento". Stessa emozione per Massimo Caleo, insegnante all’agrario orgoglioso dell’operazione svolta dai suoi studenti: "So quanto bene questi ragazzi vogliano alla loro terra, sono giovani in un territorio che si sta spopolando, e ho insegnato loro ad amarlo, ad interpretarne magnificamente le bellezze. La dura vita dell’agricoltura si unisce con la pesca in un tripudio di colori, sapori ,storia e tradizioni millenarie. La terra che si fonde con il mare e crea vita . Bravi ragazzi, mi si riempie il cuore di gioia vedendovi vibrare nell’acqua e valorizzare le tematiche che assieme abbiamo studiato. Continuate così e seguite il vostro istinto. Nutritevi di terra e di mare".

Ora l’uva posata dai giovani dell’istituto agrario sarà raccolta prima che cambino le condizioni del mare, prima quindi di una possibile mareggiata. Contattati anche dalla Rai, saranno probabilmente protagonisti anche di un servizio che racconterà la loro ‘impresa’. Un progetto che potrebbe anche offrire una nuova frontiera nella produzione vinicola moderna, riscoprendo sapori e tecniche antiche per creare vini con un carattere distintivo e una storia affascinante.