REDAZIONE LA SPEZIA

Dalla prima ’A’ di Volpi al Picco rimesso a nuovo dalla famiglia Platek

E’ durata quattro anni la gestione della holding del magnate statunitense. Forti investimenti nell’impianto di via Fieschi, ma anche tanti errori tecnici.

La famiglia Platek nel giorno del suo insedimento allo Spezia Calcio, sotto l’ex patron Gabriele Volpi (foto d’archivio)

La famiglia Platek nel giorno del suo insedimento allo Spezia Calcio, sotto l’ex patron Gabriele Volpi (foto d’archivio)

Il primo passo di una nuova era per lo Spezia Calcio e la città, arrivato in un momento di grande entusiasmo intorno alla squadra per risultati e prestazioni offerte ormai da un anno a questa parte dal gruppo allenato da Luca D’Angelo. Il passaggio dello Spezia nelle mani della FC32 ha chiuso l’epoca della famiglia Platek dopo quattro anni di gestione caratterizzata successi e qualche ombra. Alla città resterà uno stadio bellissimo, coperto per tre-quarti costato 15 milioni di euro, undici dei quali pagati proprio dalla famiglia americana. Tanti tifosi in questi giorni non hanno fatto mancare il loro ’grazie’ proprio per un regalo che resterà per sempre alla città. Il ’neo’ di 4 anni di gestione invece è la retrocessione in B del 2023 dopo lo spareggio col Verona. L’arrivo della famiglia statunitense nel Golfo è datato 11 febbraio 2021 quando Robert Platek acquistò il 100% delle quote societarie dello Spezia dalla Orlean Invest di Gabriele Volpi: il patron genovese aveva a sua volta rilevato lo Spezia in serie D portandolo fino alla storica promozione in serie A suon di vittorie, fra l’entusiasmo di una città che non ha mai fatto mancare l’appoggio alla squadra, nemmeno nei drammatici momenti della pandemia. "Siamo felici di aver acquisito lo Spezia. La ’A’ è l’elite, in questa società vediamo i valori in cui crede la nostra famiglia: lavoro e umiltà", le parole del magnate americano il giorno dell’insediamento. Altro momento importante per la città il 15 maggio 2021, prima di Spezia-Torino che sancì la salvezza delle Aquile. E’ di quel giorno quella che è stata di fatto l’unica conferenza stampa di Robert Platek, acclamato a gran voce dai tifosi. "La nostra scelta è ricaduta sullo Spezia: la città ci piace, siamo anche rimasti colpiti in positivo dal management e dal team. Il ‘Picco’ è nel nostro focus, dovrà essere modernizzato", come poi è avvenuto. "Pensando allo Spezia fra 5 anni vedo una società con una squadra competitiva, che gioca in un bello stadio e scende in campo con grande passione". Nel bilancio finale della gestione Platek vanno sottolineati gli importanti investimenti sullo stadio (tribuna nuova di zecca e copertura della Ferrovia in primis), insieme però, ahimè, ad alcuni errori dal punto di vista strettamente sportivo, primo fra tutti l’addio al direttore sportivo Mauro Meluso. Nel primo anno in serie A, con in soli 19 giorni e un budget di 3 milioni, il dirigente calabrese allestì la squadra che conquistò poi la salvezza con 39 punti. L’altra pecca della gestione Platek è stata, l’anno dopo, la mancata conferma di Thiago Motta in panchina, artefice di un’altra salvezza miracolosa in ’A’ dopo un avvio molto difficile e la svolta arrivata dalla clamorosa vittoria 1-0 a Napoli. Nel conto della proprietà a ’stelle e strisce’ le gestioni tecniche di Riccardo Pecini, Eduardo Macia, fino a quella attuale del ds Stefano Melissano. Fra i molto giocatori transitati da Spezia si sono registrate 4 plusvalenze significative da altrettante cessioni a squadre importanti, a cominciare da quella di Kiwior all’Arsenal per 25 milioni di euro, Holm al Bologna per 7 milioni (metà ai danesi del Sonderjyske), Nzola alla Fiorentina per 12,6 milioni e Kouda al Parma 4,5 milioni di euro. In mezzo ad investimenti su giocatori rimasti meteore nel firmamento delle Aquile o scelte tecniche poco azzeccate (che hanno portato alla retrocessione), il presente è fatto invece di una squadra di grande qualità, che veleggia nelle zone alte della classifica e sta facendo sognare il tanto atteso ritorno in serie A.