Non ce l’ha fatta il quarantenne spezzino che, detenuto nel carcere di Villa Andreino, lo scorso 12 novembre aveva tentato il suicidio all’interno della cella. Il decesso è avvenuto mercoledì mattina al Sant’Andrea, dove l’uomo era ricoverato dopo essere stato immediatamente soccorso e rianimato nel penitenziario di via Fontevivo. L’uomo era detenuto per resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, ed era in attesa di giudizio. Ad annunciarne il decesso è il sindacato UIlpa Polizia penitenziaria, che sottolinea come siano ben 83 i detenuti che si sono tolti la vita quest’anno. "Una spirale di morte a cui, evidentemente, non si vuole porre concretamente argine – afferma Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria –. Sono ormai 16mila i detenuti oltre i posti disponibili e più di 18mila le unità mancanti al fabbisogno della Polizia penitenziaria, peraltro mal organizzata e scarsamente equipaggiata. Solo questo dovrebbe indurre il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e l’intero governo ad assumere provvedimenti tangibili e immediati. Invece, assistiamo ai soliti teatrini della politica. Nel 2022, anno tristemente record, i suicidi furono 84. Mancano 33 giorni alla fine dell’anno e temiamo che presto si supererà quel record già di per sé vergognoso per un Paese civile".
Sulla triste vicenda è intervenuta anche l’associazione Luca Coscioni. "Malgrado l’aggravarsi della situazione – spiega Marco Perduca, che per l’associazione coordina le attività per la salute in carcere – l’attenzione di governo e Parlamento all’emergenza sovraffollamento è scomparsa. Neanche la metà delle 102 Asl che abbiamo diffidato ci ha risposto e nessuna ci ha fatto sapere cosa abbia rilevato nelle visite di controllo in carcere. Per questi motivi sono in corso richieste di accesso agli atti per capire come siano state fatte le visite. Il rapporto dell’Osservatorio penitenziario adulti e minori conferma il cronico sovraffollamento, disomogeneità regionali e inagibilità strutturali, ma l’aspetto della relazione che desta preoccupazione è l’assenza di informazioni relative ai servizi socio-sanitari all’interno degli istituti penitenziari".