MATTEO MARCELLO
Cronaca

Il bluff dell’investimento in diamanti, banca condannata al risarcimento

Una coppia spezzina acquista dieci pietre preziose a un prezzo superiore al reale valore commerciale. Dopo una causa lunga quasi dieci anni arriva il ristoro. “Istituto inadempiente agli obblighi informativi”

Molti investitori bussarono alle porte del tribunale cittadino chiedendo un accertamento tecnico preventivo sull’effettivo valore dei preziosi acquistati

Molti investitori bussarono alle porte del tribunale cittadino chiedendo un accertamento tecnico preventivo sull’effettivo valore dei preziosi acquistati

La Spezia, 21 marzo 2025 – In poco più di tre anni, su proposta e con la mediazione della banca, avevano acquistato dieci diamanti da una società broker nazionale del settore. Dopo poco tempo però, hanno capito che quell’investimento in beni rifugio non solo non maturava rendite, ma che era stato effettuato a un prezzo ben superiore al reale valore di quei preziosi. Una beffa, quella di cui è rimasta vittima una coppia di spezzini, che ha trovato ristoro nei giorni scorsi con la sentenza con cui la giudice Maria Grazia Barbuto, accogliendo la tesi dell’avvocato Mattia Biso, ha condannato l’istituto bancario a pagare un risarcimento danni di 77.213,84 euro, gli interessi e la rivalutazione monetaria dalla data di acquisto dei preziosi, e quasi 18mila euro di spese legali. La vicenda affonda le sue radici oltre un decennio fa, quando la coppia spezzina tra la primavera del 2013 e l’autunno del 2016 su consiglio della banca acquista alla spicciolata dieci diamanti, credendo di aver investito in beni rifugio dalla rendita assicurata. Tuttavia, qualche anno scoppia la bolla, che coinvolge decine di migliaia di piccoli investitori in Italia: un provvedimento dell’Antitrust individua violazioni nella pratica posta in essere dalla banca e dalla società broker, sottolineando come il reale valore commerciale dei diamanti fosse inferiore al prezzo d’acquisto.

Immediate, anche alla Spezia, scattarono le class action, e molti investitori bussarono alle porte del tribunale cittadino chiedendo un accertamento tecnico preventivo sull’effettivo valore dei preziosi acquistati. Tra cui, appunto, anche la coppia. La consulenza tecnica d’ufficio chiesta dal giudice a un esperto gemmologo ha poi svelato l’effettivo valore commerciale dei dieci diamanti, calcolato sulla base dei listini Rapaport: acquistati dalla coppia con una spesa complessiva di 161.628,89 euro, sono risultati valere effettivamente 78.675 euro. Il giudice civile, sposando in buona parte la consulenza tecnica, ha così condannato la banca a pagare oltre 95mila euro tra risarcimento e spese legali, al netto degli interessi e della rivalutazione monetaria a oltre dieci anni dall’acquisto. “Deve confermarsi la responsabilità della banca – si legge nella sentenza della giudice Maria Grazia Barbuto – per l’inadempimento agli obblighi informativi imposti a suo carico e la conseguente domanda di condanna al risarcimento del danno arrecato agli acquirenti, i quali, ove non fossero stati sollecitati agli acquisti dei diamanti o comunque fossero stati adeguatamente informati delle circostanze, non avrebbero certamente proceduto con operazioni così svantaggiose”.