CORRADO RICCI
Cronaca

Dieci anni al “pirata” dell’autostrada: ubriaco alla guida, uccise un operaio

A capo chino per mitigare la pena: "Chiedo scusa, sono pentito"

l cantiere sull’A 12 nel quale perse la vita Roberto Leone

Gennova, 4 marzo 2017 - "Sono pentito di quello che ho fatto, chiedo scusa ai familiari dell’uomo che ho ucciso... Non mi do pace per la tragedia...". B. C., 39 anni, idraulico di Carrodano, ha voluto essere presente in aula, solo per dire questa parole, magari sperando nella clemenza del giudice. Alla fine del dibattimento è stato condannato a 10 anni di reclusione per omicidio stradale. Una sentenza esemplare, emessa all’esito del rito abbreviato chiesto dalla difesa, quindi con annesso sconto di un terzo della pena che è stata fissata, per effetto delle aggravanti contestate, a 15 anni di reclusione.

Il tutto accompagnato anche dalla condanna al pagamento del risarcimento danni, con provvisionale di 200mila euro, riconosciuto alla parte civile costituita: il fratello della vittima. Si è concluso cosi ieri a Genova, davanti al giudice Massimo Cusatti, il processo all’idraulico di Carrodano che, il 17 ottobre scorso, sull’A12, travolse un operaio impegnato a presidiare un cantiere di lavoro.

Talmente chiare la dinamica e la responsabilità dell’investimento mortale che, dopo il report della Polstrada, non c’era stato bisogno di ulteriori indagini per portare a giudizio del Tribunale il primo caso di omicidio stradale consumato nell’A12, nel territorio di competenza del distaccamento di Brugnato. Accadde nella corsia sud dell’autostrada, nei pressi del casello di Deiva Marina, al confine col comune di Moneglia; per una manciata di metri, in provincia di Genova. E’ stata infatti il pm Sabrina Monteverde della procura di Genova a procedere, formalizzando la richiesta al gip per il giudizio immediato nei confronti dell’investitore che.

A morire sul colpo fu Andrea Umberto Leone, 60 anni, originario di Massa, ’custode’ del cantiere aperto sull’A12 che venne travolto dalla Polo che, invece di effettuare lo scambio di carreggiata, era andata dritta: se la vide davanti sparata, cercò di fuggire all’impatto ma la velocità dell’auto non gli diede scampo. Al volante della vettura c’era B. C., 39 anni, idraulico di Carrodano, che, lì per lì, nemmeno si accorse del disastro che aveva combinato. Quando venne identificato dai poliziotti della stradale era ancora in preda ai fumi dell’alcol con quali aveva affrontato il viaggio per tornare a casa dopo la visita alla moglie e alle due gemelle da lei appena partorite all’ospedale di Lavagna.

«HO BEVUTO per festeggiare la nascita delle nostre figlie...» aveva detto ai poliziotti, lasciandoli di stucco. Gli agenti poi scoprirono il resto: non solo positivo all’alcoltest ma anche alla cannabis; c’era poi un’altra ragione che imponeva all’uomo di non mettersi alla volante dell’auto: non disponeva, infatti, dal maggio del 2015 della patente di guida; gli era stata ritirata perché, per la seconda volta nel giro di poco tempo, era stato colto alla guida in stato di ebbrezza. Dramma del dramma, l’auto usata, di proprietà della convivente, non era assicurata. Un filotto di infrazioni penali e amministrative con un epilogo letale, la morte di un uomo, un ex fotografo di Massa che, dopo la crisi indotta dal passaggio al digitale, si era convertito a svolgere le funzioni di operaio di una ditta che opera nel campo dei lavori stradali. E alle 18 del 18 ottobre scorso era lì, a proteggere i colleghi operanti nel cantiere, segnalando la presenza alle auto in transito, per indurre i conducenti ad effettuare il cambio di carreggiata. Era invece arrivata una bomba. Non ci fu nulla da fare.

Unica consolazione per i familiari: la morte senza sofferenze. Ma una rabbia indicibile per la causa. Ora arriva il conforto della giustizia, anche nella forma del risarcimento danni, la cui richiesta è stata azionata dall’avvocato Paolo Bertoncini del foro di Massa.

Corrado Ricci