
L’avvocato Fabrizio Eminente assiste la madre della donna morta sull’ambulanza
La Spezia, 23 gennaio 2019 - Dimessa dall’ospedale, apparentemente ristabilita, morì in ambulanza, sulla via di casa. A stroncarla fu un infarto fulminante. Aveva 50 anni. La vicenda risale al 21 marzo del 2015. Ora è al centro di un braccio di ferro legale, davanti al giudice Lucia Sebastiani: da una parte la mamma della deceduta, dall’altra Asl. La prima, assistita dall’avvocato Fabrizio Avvenente, a sostenere che in ospedale non venne compreso il rischio a cui era esposta la figlia ed esiste un nesso causuale fra negligenza medica e decesso; la seconda impegnata a dimostrare che la morte della paziente fu una casualità, che quando venne dimessa non c’era alcun sintomo che potesse fra ipotizzare l’arrivo di un infarto a breve.
Unica certezza è la causa di morte, certificata dalla perizia medico legale depositata dall’avvocato Avvenente: «Shock cardiocircolatorio in ischemia miocardica acuta del ventricolo sinistro, in aterosclerosi coronarica polidistrettuale». Il consulente della parte attrice accertò l’esistenza di una «substenosi del tratto iniziale della coronaria di sinistra e del ramo circonflesso di sinistra».
Di qui le deduzioni: «Un adeguato iter diagnostico da parte del personale medico del’Asl 5 Spezzino che aveva avuto in cura la paziente durante il ricovero dal Sant’Andrea dal 12 al 20 marzo 2015 avrebbe, con certezza, consentito di evidenziare le stenosi coronariche. Ne sarebbe seguito il trattamento routinario: una coronarografia associata ad angioplastica coronarica; l’intervento avrebbe ristabilito il flusso nei territori ischemici; questo avrebbe impedito il verificarsi dell’infarto miocardico che condusse a morte la paziente».
Secondo il consulente medico legale, l’esame della documentazione clinica e i dati dell’esame autoptico consentono di ricondurre la causa della morte all’inadeguato e negligente operato del personale medico dell’ospedale.
Nell’atto di citazione viene ribadito, quale ulteriore elemento di censura del comportamento professionale dei sanitari, che la paziente morì in ambulanza durante il trasporto al domicilio dopo essere stata dimessa dal Pronto Soccorso dell’Ospedale Sant’Andrea proveniente dal Pronto Soccorso dell’Ospedale San Niccolò di Levanto. Convinzione della mamma della paziente: se la stessa fosse stata ricoverata, avrebbe potuto essere trattata in modo più efficace anche se l’infarto fosse avvenuto negli stessi tempi. Il giudice si è riservato di nominare un consulente tecnico d’ufficio.
Corrado Ricci