
La recente manovra anti-Covid-19, dopo l’impennata dai contagi, sta mettendo in affanno il tessuto commerciale degli esercizi. Le chiusure alle 18 di ristoranti, bar e pub è vissuta dagli operatori come un duro colpo. C’è chi si sta sforzando di trovare soluzioni alternative per far quadrare i conti. Alessio Mugnaini, titolare del pub e bar Distrò, esprime le sue perplessità: "Sicuramente ci sentiamo danneggiati da questo nuovo Decreto che ci impone la chiusura alle 18, orario in cui i tavoli si iniziano a riempire per gli aperitivi, cercheremo di cambiare orari e aprire prima, però purtroppo la città al mattino è quasi deserta e anche impegnarsi per offrire pranzi veloci potrebbe essere un investimento fallimentare, tuttavia stiamo ancora valutando e non escludiamo nessuna opzione". Anche Roberta Fraboschi, del bar Kairos, si dice preoccupata per il futuro: "Purtroppo la chiusura alle 18 anche nel fine settimana ridurrà significativamente gli incassi, fine ottobre e novembre sono sempre stati mesi in cui vi era minor movimento, ma con lo smart working tanti stanno a casa e anche le colazioni sono meno richieste, speriamo che questo periodo passi in fretta".
Tra i locali che tenevano vive le notti spezzine c’è sicuramente il Nomad bar, che, a seguito dei nuovi provvedimenti, dovrà reinventarsi e trovare alternative ai cocktails serali. Andrea Gorrini insieme allo Staff del Nomad è abbastanza ottimista: "Siamo giovani, abbiamo molte idee e vogliamo cogliere l’occasione per proporre qualcosa di nuovo, abbiamo viaggiato tanto e conosciuto diverse realtà, dovremo cambiare le nostre abitudini, ma stiamo lavorando per migliorare l’offerta food e invogliare i clienti a uscire di casa un po’ prima, come già succede in molti paesi del Nord Europa, ovviamente garantendo la massima sicurezza ed evitando assembramenti". Alcuni locali del centro hanno optato per la consegna a domicilio e la vendita di cibo da asporto, è il caso di Zen, molto frequentato dai giovani e di recentissima apertura. I titolari, Sarah Militano e Emanuele Cavicchi spiegano: "Noi lavoravamo molto con gli apericena e nel serale, adesso punteremo di più sul pranzo, siamo organizzati per consegnare il cibo direttamente a casa dei nostri clienti, è possibile contattarci tramite il nostro numero o usando l’app JustEat".
Se in centro città alcuni locali stanno valutando la possibilità di potenziare il sistema di asporto e consegna a domicilio, in altre zone della provincia è praticamente impossibile. Antonella Cheli, proprietaria del Timone, afferma: "A Portovenere in inverno abitano 600 persone, il servizio di food delivery non funzionerebbe. Per questo motivo proporremo nuovi menù adattabili agli orari imposti: organizzeremo dei brunch per la tarda mattinata e gustose merende per il pomeriggio, cercheremo di mantenere il rapporto con la nostra clientela sperimentando nuove ricette". La creatività e la speranza non mancano, i titolari dei bar e locali si stanno ingegnando per continuare a lavorare e mantenere viva la città. Il lockdown di primavera è stato un duro colpo per le attività e i mesi invernali saranno una prova da superare. I lavoratori del settore invitano tutti a continuare a frequentare il centro e a fermarsi per un caffè, un pranzo veloce o ordinare a domicilio. In questa fase è indispensabile sostenere la ristorazione per evitare che alcune serrande si abbassino per l’ultima volta.
Ginevra Masciullo