![Un'aula di tribunale (foto Ansa) Un'aula di tribunale (foto Ansa)](https://www.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/M2Y3NTI5M2QtZTFmYS00/0/un-aula-di-tribunale-foto-ansa.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Un'aula di tribunale (foto Ansa)
La Spezia, 13 febbraio 2025 – In pochi giorni si è vista svuotare il proprio conto corrente postale: vittima di phishing – truffa informatica con cui il malintenzionato inganna la vittima convincendola a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso – una signora spezzina era stata ’alleggerita’ di circa ventimila euro senza neppure accorgersene. A distanza di quattro anni, il Tribunale civile della Spezia ha stabilito che quella truffa avvenne anche a causa di una “condotta negligente” di Poste Italiane, obbligata per questo a risarcire la donna. I fatti avvennero nel febbraio del 2021, quando la donna utilizzò l’app BancoPosta per verificare l’assenza di eventuali limitazioni alla propria operatività. Dopo pochi minuti ricevette due sms, apparentemente provenienti da Poste Italiane, che la invitavano a compilare un modulo online per evitare il blocco della carta. Dopo aver inserito le proprie credenziali nel sito raggiungibile tramite un link, riceveva un altro sms con un codice Otp e, poco dopo, una chiamata di un’operatrice che, qualificatasi come dipendente della sezione antifrode di Poste Italiane, la convinse a disinstallare l’app BancoPosta, sostenendo che ciò era necessario per rimuovere il presunto blocco. Tuttavia nei giorni immediatamente successivi, a insaputa della donna, cominciarono a susseguirsi numerose operazioni fraudolente, tra cui la dematerializzazione di buoni fruttiferi postali, trasferimenti e girofondi non autorizzati tra il conto corrente e il libretto postale, sei ricariche Postepay e prelievi in contanti presso sportelli Atm situati a Napoli ed Ercolano, per un totale di circa 20mila euro.
Operazioni per le quali la donna non ricevette alcuna notifica preventiva o richiesta di autenticazione per confermarle. Solo cinque giorni dopo Poste comunicò l’anomala movimentazione di denaro, con la donna che, accortasi della frode, provvedeva a disconoscere le operazioni, a denunciare l’accaduto ai Carabinieri della Spezia, e a chiedere a Poste Italiane il rimborso dei denari sottratti. Da qui il contenzioso durante il quale Poste aveva versato alla donna (assistita dagli avvocati Luca e Antonio benedetto) 5.888,77 euro recuperati dalle transazioni truffaldine. Ieri la pubblicazione della sentenza, con il giudice Gabriele Giovanni Gaggioli che ha condannato Poste Italiane a restituire alla donna anche il resto del denaro sottratto dai truffatori, pari a 13.267,23 euro. “Il sistema antifrode approntato da Poste Italiane non è stato idoneo a garantire la sicurezza delle operazioni del correntista”.