REDAZIONE LA SPEZIA

Dopo 5 anni si può (ri)fare. All’orizzonte c’è la serie A e le sfide con i grandi club

Il parallelo con la promozione ottenuta nel 2020 in piena pandemia Covid. Si respira un clima positivo perchè l’obiettivo è nuovamente ad un passo.

Serie A cercasi, cinque anni dopo. Da un 8 marzo ad un 8 marzo, da uno Spezia-Juve Stabia 1-3 a uno Spezia-Pisa 2-1. Tutta un’altra storia, però. Inquadriamo bene la situazione calcistica di allora per poi affrontare gli attuali stati d’animo. Aquilotti quinti a 44 punti con davanti Pordenone (45), Frosinone (47), Crotone (49) e l’incredibile Benevento a 69, allenato, guarda un po’, da Filippo Inzaghi, attuale tecnico dei pisani. Dopo quella nona di ritorno del 2020, lo Spezia, come tutta Italia, si dovette fermare a causa della pandemia scaturita dal Covid, per poi riprendere il 19 giugno, battendo l’Empoli in trasferta e dando via ad una cavalcata impressionante conclusa con una storica promozione nella massima serie.

Una città in fermento che stava vivendo un lungo sogno iniziato concretamente molto prima, ovvero da quando Gabriele Volpi aveva deciso di fare di Spezia la sua seconda casa, portandolo dalla D (dopo il fallimento) ai vertici nazionali. Otto anni consecutivi di Serie B avevano abituato i tifosi all’agognato traguardo. In che senso? Fin dal primo campionato tra i cadetti (pur non riuscendovi, anzi, rischiando molto) il patron genovese aveva sempre costruito rose d’alto rango puntando su big sia in campo che in panchina. Per questo la piazza sapeva che sarebbe stato ieri, oggi, domani, ma lo Spezia, in Serie A, ci sarebbe arrivato. Più volte con i playoff li aveva sfiorati, poi, per inesperienza, sfortuna, episodi sfavorevoli (e qualche recriminazione), tutto era sempre sfumato, fino all’apoteosi post Frosinone del 20 agosto 2020.

E oggi? Il clima che si respira in città è positivo, perché l’obiettivo è di nuovo lì ad un passo. Mancano nove turni, non si raggiungerà l’estate come cinque anni fa, per fortuna. La consapevolezza di vivere un bel sogno, fa sì che vi sia un entusiasmo, andato, invece, addirittura scemando dopo il terzo anno tra le grandi squadre. Eppure si osservavano al Picco e sui campi avversi club del calibro di Inter, Milan, Juventus, Roma e Napoli. Sembrerebbe un paradosso, ma non è così, perché le lotte per primeggiare o salvarsi, hanno sempre infuocato gli animi degli spezzini. Ma non è sufficiente neppure quello. Se giocatori e allenatore riescono a stabilire il giusto contatto con la città, allora sì che tutto funziona. E allora sì che si rimane nella storia. Per questo stesso motivo tutti ricordano la formazione del 1985/86, o ci sono allenatori come Sergio Carpanesi e attaccanti come Francolino Fiori nella hall of fame dello stadio Picco. Per questa ragione, gli elementi di questa squadra allenata da D’Angelo potrebbero rimanere, insieme a lui, nella mente dei tifosi, per ancora tanti tanti anni.

Marco Magi