
di Roberta Della Maggesa
"Sarebbe fuorviante parlare della presenza alla Spezia di bande giovanili dedite alla microcriminalità. L’attività repressiva delle forze dell’ordine, sempre più capillare, non lascia trasparire i contorni di gang con sistemi organizzati di penetrazione e ritualità di iniziazione codificate. Ma non possiamo negare l’esistenza, anche sul nostro territorio, di gruppetti di giovani e giovanissimi, tenuti insieme dal collante della frequentazione ma anche da quello della comunicazione via chat, che si rendono protagonisti di episodi di ’effervescente’ maleducazione: un’esuberanza che in alcuni casi è alimentata dal consumo, anche importante, di alcol e droghe, e che può degenerare in comportamenti socialmente inaccettabili".
E’ un approccio a tutto tondo quello che il prefetto della Spezia, Maria Luisa Inversini, adotta per inquadrare il fenomeno del disagio giovanile e delle manifestazioni, in alcuni casi violente, con le quali questo malessere viene a galla. Il tema è stato al centro un recente confronto interno al Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, convocato per discutere, alla presenza dei referenti di Procura e Tribunali – quelli locali e quelli che hanno giurisdizione sui minori – i risultati della ’Transcrimne Research in Brief’ sulle gang giovanili in Italia: un autorevole studio svolto dall’Università Cattolica di Milano e realizzato in collaborazione con la Direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno e con il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del ministero della Giustizia. Nella ricerca si accenna alla presenza sul territorio spezzino di bande giovanili di matrice straniera: un elemento di riflessione introdotto con approccio statistico a partire dalla rilevazione di alcuni episodi di ’spaccate’ registrate ai danni di commercianti di piazza Verdi e aree limitrofe. Episodi, appunto. Sui quali il potere repressivo delle forze dell’ordine ha dato risultati immediati ed efficaci. "Ad impensierire – commenta Inversini – e a richiedere l’adozione di un punto di vista più organico, finalizzato a prevenire e a stimolare, attraverso i meccanismi dell’inclusione, la corresponsabilità dei ragazzi, sono piuttosto i dati relativi al consumo di sostanze stupefacenti tra gli studenti spezzini". La fotografia è effettivamente allarmante: se il numero dei soggetti segnalati alla Prefettura come assuntori si mantiene sostanzialmente stabile – 333 nel 2019, 347 nel 2021, 333 nel 2022 (va rimarcato che il dato del 2020 è poco significativo perché influenzato dal lockdown spinto, e quello dell’anno in corso è aggiornato a novembre e dunque parziale) – ad emergere come maggior evidenza è soprattutto l’éscalation che interessa i più giovani: i minorenni fermati per uso personale di droga sono stati 18 nel 2019, 24 nel 2021 e 54 nel 2022. Un dato sicuramente influenzato dal significativo aumento dei servizi di controllo e contrasto alla diffusione degli stupefacenti. La cannabis è ancora la sostanza che circola con maggior insistenza (285 segnalazioni di assunzione solo nel 2022), seguita dalla cocaina (62 segnalazioni) e dall’eroina (15 segnalazioni contro le 33 del 2021). Alla Spezia per droga si muore meno che altrove – un solo decesso negli ultimi anni, registrato nel corso del 2021 – probabilmente perché l’assenza sul territorio di grandi discoteche non consente ai consumatori locali di avere facile accesso ai quei cocktail mortiferi di sostanze chimiche che altrove circolano in grandi dosi. In costante diminuzione è poi, tra gli assuntori, l’età del primo contatto con la droga, che avviene attualmente tra i 12 e i 13 anni.
Che fare? La Prefettura è attivamente impegnata su questo fronte. Innanzitutto con percorsi di educazione alle legalità organizzati in collaborazione con gli istituti scolastici della provincia e che coinvolgono da tempo forze di polizie e associazioni attive sul territorio. Ma c’è un progetto in cantiere, che ha un importante valore sperimentale. Partirà con il mese di gennaio e coinvolgerà fino a primavera inoltrata gli studenti che frequentano le scuole medie di Monterosso e Riccò del Golfo. "Su questo terreno – spiega Inversini – collaboriamo direttamente con le amministrazioni comunali e, per loro tramite, con le famiglie. Ci saranno incontri con i ragazzi, ai quali parteciperò direttamente, affiancata dal sindaco. E poi momenti di confronto – dedicati alle derive di cyberbullismo, droghe e alcol – con psicologi, esponenti delle forze dell’ordine e assistenti sociali. A conclusione del percorso, per i ragazzi di terza media un’istruttiva visita in carcere". L’obiettivo è chiaro: provare a consegnare nelle mani dei ragazzi una ’valigia’ di competenze, educative ed emotive, per affrontare le sfide di questi tempi così complessi.