La Spezia, 22 febbraio 2022 – Conclusa con l'arresto di 4 persone, la denuncia di altre 6 e il sequestro di più di 9 chilogrammi di droga, l'Operazione Hydra condotta dalla polizia spezzina.
La squadra mobile della Questura della Spezia – coordinata sul campo dal dirigente e dal vice-dirigente – ha portato ieri a termine un’operazione finalizzata alla repressione del traffico di sostanze stupefacenti in alcuni quartieri cittadini.
L’attività di indagine ha avuto origine dal decesso per overdose da eroina di una ragazza del 1986, avvenuto alla fine di luglio 2021 nel parco cittadino 'Navarrino Navarrini' di Gaggiola.
Al termine di una complessa attività investigativa sono stati individuati e denunciati, per i reati di spaccio di sostanze stupefacenti e di morte come conseguenza di altro delitto, i due spacciatori magrebini di 22 e 29 anni che le avevano ceduto la dose fatale; contestualmente è stata denunciata per omissione di soccorso una donna italiana di 45 anni, che si trovava in compagnia della vittima e che si era disinteressata delle condizioni di salute della giovane dandosi alla fuga.
Contestualmente è stata attivata una serie di servizi mirati di osservazione degli operatori della Sezione Antidroga della squadra mobile, con numerosi equipaggi impegnati quotidianamente con particolare riferimento al Quartiere Umbertino: i servizi hanno permesso di delineare i contorni di una vera e propria rete di spaccio che aveva avvolto il quartiere in una serrata 'morsa', con protagonisti quattro magrebini irregolari sul territorio nazionale, che si alternavano tra di loro interscambiandosi e rifornendo ogni giorno di eroina, cocaina e hashish diverse decine di clienti (da qui il nome dell’operazione, 'Hydra').
Nei momenti di intensificazione dei servizi ordinari di polizia nel Quartiere Umbertino, il gruppo si è spostato prevalentemente nei quartieri del Canaletto e del Favaro, continuando senza sosta l'attività di spaccio al dettaglio.
Il Quartiere Umbertino rimaneva comunque la base operativa del gruppo: nel corso dell’indagine è stata infatti denunciata anche una donna italiana di 47 anni, che forniva supporto logistico agli spacciatori extracomunitari mettendo a disposizione la propria abitazione in via Torino e aiutandoli per ogni necessità.
Le indagini hanno portato anche all’individuazione di uno dei fornitori del gruppo criminale, un trentottenne marocchino residente nel Comune di Licciana Nardi (Massa): attraverso il suo pedinamento si è verificato che l'uomo, non impegnato in alcuna attività lavorativa, manteneva un tenore di vita particolarmente agiato ed aveva nella propria disponibilità diverse autovetture.
Le indagini hanno permesso di agganciare un’altra rete di soggetti collegata a lui, anch’essi acquirenti di sostanze stupefacenti sia da destinare al consumo personale, sia da spacciare ulteriormente nelle zone limitrofe.
La rete di spaccio è stata minuziosamente ricostruita con tutte le sue ramificazioni e le migliaia di cessioni, accertate sia con riscontri obiettivi e contestuali sequestri, sia per mezzo di avanzati presidi tecnologici; il materiale probatorio raccolto dalla squadra mobile ha permesso al magistrato titolare delle indagini, Monica Burani, di richiedere ed ottenere dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale della Spezia, Fabrizio Garofalo, l’emissione di 4 custodie cautelari in carcere a carico dei principali indagati, oltre ad una serie di perquisizioni per i soggetti di minor spessore criminale.
All’alba di ieri, lunedì 21 febbraio, gli operatori della squadra mobile della Spezia – con l’ausilio di tre equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Genova e di un’unità cinofila antidroga – dopo vari appostamenti, hanno rintracciato i soggetti e li hanno condotti prima in questura per la redazione degli atti di rito e poi in carcere.
All’interno dell’abitazione della cittadina italiana, situata nel Quartiere Umbertino – dove vivevano due dei cittadini magrebini tratti in arresto – sono state rinvenute 76 bustine di cellophane termosaldate, contenenti dosi di eroina e cocaina, che i due indagati stavano per spacciare nel corso della giornata; i due hanno tentato invano di disfarsi delle dosi, non riuscendovi per il pronto intervento degli operatori.
La perquisizione del principale indagato, che viveva in Lunigiana, ha consentito invece di rinvenire la somma di 16.000 euro in contanti, suddivisa in mazzette da 1.000 euro, provento dell’attività di spaccio.
Contestualmente sono state effettuate ulteriori perquisizioni nelle abitazioni di altri indagati: in particolare – nell’abitazione di un cittadino italiano di 48 anni residente a Licciana Nardi, nei confronti del quale gli investigatori avevano ipotizzato il ruolo di custode del principale fornitore degli stupefacenti – è stato individuato un nascondiglio dove pare verosimile potesse essere rinvenuta della droga: un armadio chiuso, riposto in una cantina, del quale il 'custode' non possedeva le chiavi.
L’intervento di 'Nagut', il cane antidroga della Questura di Genova, ha consentito di rafforzare il convincimento che l’armadio potesse effettivamente contenere lo stupefacente; forzato con un piede di porco sono stati rinvenuti al suo interno numerosi panetti per un totale di circa 3,5 kg di cocaina e 5,5 di hashish: la vendita al dettaglio dello stupefacente sequestrato avrebbe fruttato circa un milione e mezzo di euro dalla cocaina e centomila euro dall’hashish.
Marco Magi