Fuoco e urla nella notte in via Valdilocchi. Le fiamme erano quelle che hanno avvolto due camper, le grida erano di padre, madre e due figlioletti di 9 e 5 anni dimoranti nei mezzi. Non si turisti si tratta. Ma di disperati, che sbarcano il lunario con la raccolta e vendita di metalli recapitati in sito da terzi insieme ad altri rottami senza futuro che si fanno degrado nella zona. A rimanere senza un riparo è ora una famiglia di origine bosniaca che da alcuni mesi si è accampata nell’area di proprietà dell’Enel, in fregio all’arteria del retroporto, quasi davanti all’ex caserma dei Vigili del fuoco, proprio sulla verticale dell’impianto deputato a trasferire il carbone dalle navi alla centrale. Il nastro trasportatore non era in funzione. Ma le lingue di fuoco sono arrivate vicino. L’ipotesi di un attentato è stata presa in considerazione dagli inquirenti, anche in connessione con un analogo incendio avvenuto il 14 ottobre scorso nell’area proprio antistante a quella nella quale il fuoco ha distrutto i due camper: all’epoca le fiamme avevano avvolto un’auto, dimora precaria di altri disperati, fra i quali era scoppiata una lite.
Il padre di famiglia rimato ora senza tetto esclude un’azione sterna. Si chiama Ibro Hadzovic, ha 44 anni, è originario di Sarajevo, profugo con permesso di soggiorno fresco di rilascio. "Le fiamme si sono sviluppate all’interno di un primo camper; noi eravamo fuori, a cenare. In un attimo si è generato il rogo. Le fiamme si sono allungate sull’altro mezzo. Anche quello è stato avvolto. Poiché nel piazzale c’erano delle bombole del gas, siano fuggiti, temendo delle esplosioni". Fortunatamente non è andata così. Ma i vigili del fuoco hanno faticato non poco per sedare le fiamme e mettere in sicurezza l’area. Sono in corso accertamenti per verificare se il racconto della vittima tiene. La circostanza del roghi paralleli dei camper, distanti tre metri l’uno dall’altro, apre letture diverse. Ma, per ora, i carabinieri, intervenuti a ruota dopo i vigili del fuoco, non traggono conclusioni Sono intanto andati a rispolverare gli atti dell’incendio pregresso. Hai ricevuto minacce? Hai deiprecedenti? Abbiamo chiesto a Ibro. "Piccoli furti, storie vecchie. Ho saldato da tempo i conti con la giustizia" dice raccontando i motivi dell’emigrazione : "Per fuggire alle bombe".
E ora? "Non so che fare. Siamo senza tetto, con due bimbi". "Già nella notte i carabinieri ci hanno informato della situazione. Ci siamo organizzando per gli aiuti" dice con Luca Palei, responsabile della Caritas, che si fa carico di altri disperati.
Corrado Ricci