MATTEO MARCELLO
Cronaca

Emergenza continua. Medici di famiglia. Sono sempre meno e con troppi pazienti

Aumento dei massimali e ambulatori speciali per far fronte ai pensionamenti. Nello Spezzino crescono le zone carenti. Ferrara: "Non è facile operare così".

Emergenza continua. Medici di famiglia. Sono sempre meno e con troppi pazienti

Nello Spezzino i medici di famiglia sono sempre di meno (. foto d’archivio

Sono sempre meno, mentre i pazienti da assistere e la burocrazia aumentano senza soluzione di continuità. E la cosa che preoccupa di più è che oggi, una ricetta contro questa carenza progressiva e costante, non esiste. Un mestiere sempre più raro, quello del medico di famiglia, la cui assenza anche nello Spezzino comincia a farsi sentire. Asl5 quest’anno è corsa ai ripari due volte, aumentando a 1800 il massimale dei pazienti assistiti per una ventina di medici di base operanti in Val di Magra e Val di Vara, così da evitare ai cittadini di rimanere senza medico. E laddove questo espediente non si è realizzato (Follo e Bolano), è stato creato un ambulatorio provvisorio nel quale a turno i professionisti si recano per visitare i pazienti rimasti senza dottore. Soluzioni tampone che, a giudicare dal trend negativo degli ultimi mesi, rischiano però di perdere efficacia col tempo. Un tema più che mai attuale, quello affrontato di petto anche dalla Federazione italiana medici di medicina generale. "I medici che hanno aderito all’aumento del massimale, hanno accettato con spirito di servizio, per dare un servizio e risolvere criticità importanti – ricorsa la segretaria provinciale, Maria Pia Ferrara –. Ci siamo messi a disposizione, pressati da sindaci e pazienti che giustamente reclamano il diritto ad avere il proprio medico, ma questa non è una situazione certamente facile. Lavorare con 1800, a volte anche 1900 pazienti, non è facile: è un carico di lavoro importantissimo, i colleghi mi dicono che sono in affanno, e non abbiamo al momento altre soluzioni".

Grazie alla disponibilità dei medici di base, tante situazioni sono state tamponate, "come quella di Santo Stefano Magra, dove i colleghi hanno saputo sopperire all’assenza. Stessa cosa a Castelnuovo Magra" ricorda Ferrara. Ma per un caso che si risolve, altri si aprono: a Sesta Godano dal 1° febbraio cesserà dal proprio incarico un medico di famiglia; stessa situazione, ma dal 1° gennaio, a Luni, dove sono già partite le lettere ai pazienti. L’avviso per un incarico temporaneo è andato a vuoto, così anche qui è stato chiesto ai medici di aumentare i massimali.

"Se non sarà possibile, lavoreremo per un ambulatorio di prossimità, come a Ceparana, dove il servizio ci risulta ottimo, con medici e pazienti soddisfatti in attesa che venga colmata la zona carente. Si tratta comunque di strategie per risolvere situazioni di emergenza". Un procedimento, quello di assegnazione delle aree da parte di Regione Liguria, in grado di dare respiro ai cittadini ma anche agli stessi medici (oggi nello Spezzino operano all’incirca 135 professionisti; ndr ), che non avverrà prima della primavera: ad aprile saranno pubblicate le zone carenti e il bando. A inizio anno erano 7: due a Sarzana, poi La Spezia, Riomaggiore, Borghetto, Lerici, e Castelnuovo Magra. Solo un paio sono state coperte, ma a queste situazioni emergenziali se ne sono aggiunte altre. "Anche alla Spezia, dove non ci sono attualmente grosse criticità, negli ultimi mesi si sono verificati tre pensionamenti non previsti. Credo che nel prossimo bando ci saranno almeno una decina di zone carenti. Certo, il reclutamento sta diventando un problema" dice Ferrara, facendo riferimento a problemi nazionali e, in parte, locali. "Ci sono difficoltà a coprire le zone di periferia, l’entroterra. Non è una questione di massimali, perchè in quelle aree ci sono molti cittadini e il lavoro è comunque tanto. Ho parlato con molti colleghi, che però preferiscono aspettare che si liberino posti in città – dice Ferrara –. C’era un progetto per un accordo integrativo regionale, con una serie di incentivi per invogliare i medici ad accettare di lavorare nell’entroterra, che però non è mai stato firmato. Lo proporremo ancora al nuovo assessore regionale alla Sanità. C’è però anche un problema nazionale: gli specializzandi che intendono diventare medici di medicina generale prendono quasi la metà di quelli che si prende in altre specializzazioni, che peraltro regalano maggiori prospettive non solo nel Servizio sanitario nazionale, ma anche nel privato. Anche questo aspetto è penalizzante, e si traduce in un calo del numero di chi sceglie questa specializzazione".

Insomma, un lavoro che sta perdendo appeal, ’minacciato’ anche dal carico di burocrazia "che hanno fatto disinnamorare e fuggire molti giovani medici". Il futuro dell’assistenza primaria, nel disegno di Regione Liguria, passerà anche dalle Case di comunità, in corso di costruzione grazie ai fondi del Pnrr. Ma anche qui, la segretaria della Fimmg mette in guardia da facili entusiasmi. "Nelle Case di comunità è prevista la presenza per dodici ore al giorno di un medico di medicina generale, che potrebbe aiutare a supplire tante situazioni critiche, ma se lavoriamo con 1700 pazienti mai avremo il tempo e la forza di lavorare all’interno di quelle strutture".