REDAZIONE LA SPEZIA

Esce dal carcere, segrega e violenta la ex

Aveva avuto un permesso premio di tre giorni, poi è rientrato a Villa Andreino. La ragazza ha raccontato tutto a un’amica e alla polizia

Una volante della polizia

Una volante della polizia

La  Spezia, 9 gennaio 2020 - Segregata in casa e violentata per tre giorni. E’ l’incubo che ha vissuto una ragazza ventincinquenne che abita alla Spezia, ad opera del suo ex fidanzato.

Una storia incredibile, venuta alla luce solo quando la giovane è stata rilasciata dal suo aguzzino e piena di lividi e ferite sanguinanti, si è rivolta ad alcuni amici che l’hanno subito portata al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea, dove è stata ricoverata in osservazione per alcuni giorni. La giovane si è sfogata raccontando tutto all’amica, che si è preoccupata quando l’ha vista ridotta in quelle condizioni fisiche.

I fatti si riferiscono ai primi giorni dell’anno, ma solo ora sono emersi squarciando lo stretto muro di riserbo che è stato costruito sull’episodio. La squadra mobile, a cui la giovane ha sporto denuncia, ha infatti identificato l’aggressore ed ecco che è emersa una storia al limite dell’incredibile. Il segregatore e violentatore, secondo l’accusa, sarebbe infatti un detenuto della casa circondariale di via Fontevivo in permesso premio. Si tratterebbe di un trentenne di origine sudamericana, residente alla Spezia, che sta scontando una pena da diversi mesi. Nei giorni scorsi, previa richiesta che è stata approvata, ha avuto il premesso di uscire dal carcere per tre giorni e sarebbe proprio durante quel periodo che avrebbe messo a segno il suo piano diabolico. Avrebbe avvicinato la sua ex fidanzata, che nel frattempo si era messa con un altro uomo, e puntandole addosso un coltello l’avrebbe costretta a seguirla a casa. Lì l’avrebbe rinchiusa con la forza, abusando di lei in più di un’occasione durate i tre giorni, e dicendole perfino che se avesse continuato a frequentare un altro uomo, avrebbe potuto ucciderla. Per non insospettire la madre della giovane, l’avrebbe anche costretta, sempre sotto la minaccia del coltello, ad inviare dei messaggi col cellulare nei quali dichiarava che andava tutto bene e di non preoccuparsi se non tornava a casa, perché si era fermata a dormire da un’amica. Per questo la madre non aveva sospettato di nulla. I tre giorni di segregazione e di violenze sono infine trascorsi e l’uomo, finito il permesso premio, è rientrato in carcere come se nulla fosse. Uscita dalla casa dove era stata segregata, in città, la venticinquenne ha incontrato un’amica che si è spaventata vedendola in quelle condizioni. Si è fatta raccontare cosa le era accaduto e l’ha portata in ospedale. Sulla base delle indagini condotte dalla squadra mobile, è stato presentato un dettagliato rapporto in tribunale. Non ci sono esigenze cautelari, visto che l’uomo accusato della violenza si trova già in carcere. Per lui è comunque scattata la denuncia per sequestro di persona e violenza sessuale e nei prossimi giorni verrà fissato l’incidente probatorio in tribunale, indispensabile ai fini processuali per cristallizzare le prove attraverso il ’faccia a faccia’ tra la vittima e l’uomo accusato della segregazione e della violenza. Massimo Benedetti © RIPRODUZIONE RISERVATA