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A sinistra Soncin e Caruso nella conferenza stampa al ’Picco’ e la nazionale schierata contro il Galles; a destra Lucia Di Guglielmo
Lucia Di Guglielmo, pisana classe 1997 e punto di riferimento della difesa della nazionale italiana femminile, è pronta a far sua la corsia destra anche nel match odierno contro la Danimarca. Ci parla della sua carriera dagli inizi a Zambra, poi Castelfranco, Empoli e Roma, fino all’approdo in nazionale.
La vittoria con il Galles al debutto in Nations League ha portato entusiasmo. Quali sono le vostre ambizioni?
"L’obiettivo era partire bene per conquistare subito i primi 3 punti. Abbiamo ancora tanto da migliorare per cercare di essere più concrete. Con il Galles, infatti, avremmo potuto segnare di più, rendendo il punteggio più rotondo".
Cosa bisognerà aspettarsi dalla sfida contro la Danimarca?
"Sarà una partita equilibrata. Molte calciatrici le conosciamo così come loro conosco noi e il nostro modo di giocare. Mi aspetto una bella gara, giocata ad alti ritmi e con tanta intensità".
Come sarà giocare al ’Picco’, uno stadio che lei ben conosce?
"Per me è un ricordo piuttosto fresco perché qui ho alzato poco tempo fa la Supercoppa Italiana, vinta con la Roma. Giocare in casa per noi è sempre molto importante perché sentiamo la vicinanza del pubblico. Abbiamo tanti tifosi al seguito ed è emozionante sentire i loro cori e il loro incitamento".
A livello personale come prepara una partita del genere?
"Allenandomi sempre come se fosse una partita sia dal punto di vista fisico che mentale. Personalmente amo queste gare toste contro avversarie forti perché adoro le sfide".
Com’è nata la sua passione per il calcio?
"È nata in maniera naturale. Da bambina per me era normalissimo giocare a calcio insieme ai miei amichetti. Un giorno il mio migliore amico mi ha proposto di andare ad un allenamento e da quel momento non ho più smesso".
Ha incontrato delle difficoltà nella sua carriera?
"Nonostante un iniziale scetticismo da parte di mio padre, i miei genitori mi hanno sempre sostenuto in questa scelta e mi seguono tutte le volte che possono. Non ho mai avuto problemi ad approcciare a questa realtà perché i miei compagni maschi, con i quali giocavo all’inizio, mi hanno sempre trattata come una di loro. Non per tutte il percorso è, però, stato così facile".
In che senso?
"Altre ragazze si sono trovate nell’incertezza se continuare o meno. Anch’io ho riflettuto sul fatto se fosse meglio proseguire gli studi o giocare. La convocazione in Under 23 mi ha fatto capire che il calcio era la strada giusta e che avrei potuto intraprendere i due percorsi parallelamente. Anche l’infortunio al ginocchio mi ha dato lo stimolo per tornare a giocare e per provare a dare tutta me stessa e dimostrare di meritare la convocazione in nazionale".
Un’evoluzione nel movimento c’è, però, stata. Cosa ne pensa?
"Sicuramente c’è stata. Quando ho iniziato sognavo di poter giocare con i ragazzi e mai avrei pensato un giorno di arrivare a parlare di professionismo anche nel femminile".
Pensa che ci sia ancora tanto da fare?
"Bisogna sempre partire dal presupposto che potrebbe non essere così per sempre. Per questo bisogna difendere i passi avanti fatti finora e non darli mai per scontati. È importante che le ragazze più esperte parlino e raccontino le loro storie".
A chi si ispira?
"A nessuna in particolare. Osservo e ascolto tanto. Cerco di prendere tutto quello che posso da tutte le mie compagne, anche quelle che giocano in un ruolo diverso dal mio".
Oltre al calcio, quali hobby coltiva?
"Sono una persona curiosa. Amo viaggiare, fare trekking, essere immersa nella natura, leggere e disegnare".
Ilaria Gallione