
Il palazzo della Banca d’Italia di via Sant’Antonio
La Spezia, 2 dicembre 2021 - Un hotel a cinque stelle nel grande edificio dalla severa architettura fascista di via Sant’Antonio, nel cuore della città, già sede della filiale spezzina di Banca d’Italia? Una suggestione ricorrente ma finora mai suffragata da atti concreti, almeno se si considera l’esito negativo dell’offerta di vendita di Bankitalia, proprietaria dell’immobile, risalente al giugno 2019. Qualcosa è cambiato da allora? Niente di decisivo, ma qualcosa si è mosso. A farsi avanti è stato recentemente anche un ente pubblico, circostanza confermata dalla stessa Banca d’Italia, che peraltro non ha fornito alcun tipo di indicazione utile a individuare l’ente in questione. Si ha notizia solo di una manifestazione di interesse all’acquisto che è in corso di valutazione.
Non solo. Sarebbero tenuti in considerazione interessamenti avanzati da altri soggetti, anche privati. Si tratta, a quanto è dato sapere, di approcci preliminari e generici, tanto è vero che il complesso continuerà a restare nella lista degli immobili in dismissione disponibili per la vendita pubblicato sul sito della Banca finché non verrà definita un’operazione di compravendita. In sostanza nessuna certezza, per ora, sulla destinazione del palazzone di via Sant’Antonio rimasto vuoto da quando Bankitalia se ne è andata con armi e bagagli. Una prospettiva, quella del riuso in chiave ricettiva dell’immobile, che peraltro non è del tutto esclusa, almeno a giudicare dalle insistenti voci che hanno ripreso ultimamente a circolare in città. Ci sarebbe, fra gli altri soggetti interessati, un privato, probabilmente una grossa catena alberghiera, disposto a scommettere sul palazzo ultimato nel 1942, su progetto dell’architetto Rocco Giglio.
Un interesse concreto o solo un vago disegno privo ancora di basi affidabili? Difficile dire, di certo i rumors trovano conferme negli ambienti degli immobiliaristi spezzini che stimano in almeno una quindicina di milioni di euro il valore del complesso. Cifra peraltro suscettibile di notevoli variazioni a seconda della destinazione d’uso e di molte altre variabili di mercato. Insomma, se una qualche trattativa con Banca d’Italia c’è, allo stato è coperta da un riserbo impenetrabile. A Palazzo civico dicono di non saperne niente. Fonti dell’amministrazione si limitano a osservare che, in questa fase, non ci sarebbe comunque alcun ruolo dell’ente locale.
"Se e quando ci saranno un nuovo proprietario e un progetto portato alla nostra attenzione ci faremo carico di esaminarlo, come è normale che sia. Allo stato non c’è nulla, anzi meno di zero". Facile intuire che un progetto del genere avrebbe comunque una notevole rilevanza dal punto di vista urbanistico, e non solo. E proprio per questo a sollecitare un ruolo ’propulsore’ da parte della giunta era stato un paio di anni fa il capogruppo di LeAli a Spezia Guido Melley. "Ferme restando le prerogative della proprietà dell’immobile e i vincoli imposti dalla Soprintendenza – scriveva allora all’assessore Manuela Gagliardi – sussiste il rischio che, terminata l’attività il palazzo rimanga chiuso e si trasformi in un involucro vuoto e senza futuro (come poi è effettivamente andata, ndr), come successo ad altri immobili del centro storico, quali il Palazzo del Ghiaccio e la ex Caserma Duca degli Abruzzi, che rappresentano una opportunità mancata dl riqualificazione edilizia oltre che sul piano funzionale degli stabili in questione. Che cosa pensa di fare l’amministrazione?"
"Di fatto, mai avuto alcun riscontro – dice oggi Melley – anche se dal punto di vista urbanistico si poteva pensare a un cambio di destinazione d’uso. Personalmente resto convinto che il Comune, che certo non ha in questa fase una competenza diretta, non ha comunque stimolato alcuna idea o ipotesi progettuale. Insomma un altro contenitore vuoto come, lo è l’ex dispensario di viale Garibaldi angolo via Roma, una palazzina a suo tempo ceduta allo Stato per realizzare l’archivio storico della provincia e ora abbandonata a se stessa".