Fra burocrazia e fisco: "Società come aziende: il ’tuttofare’ non esiste più"

La riforma del mondo sportivo ha cambiato la vita al mondo dei dilettanti "Aumentati gli obblighi di tipo normativo e legati all’organizzazione interna. Addio al presidente-factotum di un tempo: ora servono più ruoli e mansioni".

Fra burocrazia e fisco: "Società come aziende: il ’tuttofare’ non esiste più"

Una partita di calcio giovanile (foto d’archivio)

A pochi pochi mesi dall’introduzione della riforma dello sport in arrivo a gennaio le scadenze a gennaio che cambieranno la vita delle Associazioni sportive dilettantistiche della provincia spezzina (Asd), alle prese con contratti di lavoro, Inps e Iva. Un lavoro burocratico dietro la scrivania che può togliere tempo e spazio a quello sul campo. Ne parliamo con Giorgio De Lucchi commercialista specializzato proprio nel settore sportivo, che sabato a Sarzana organizzerà un seminario sul tema.

Come si stanno adeguando le varie realtà sportive alla nuova normativa?

"Sono rimasto sorpreso positivamente dagli sforzi che il mondo sportivo sta affrontando anche se siamo ancora indietro rispetto a essere in ’regola’ al 100%. Ritengo che la sfida da battere non sia quella della normativa ma di una rivoluzione culturale. E’ finita l’epoca del presidente-tuttofare che dopo cena si metteva a fare il verbale, andava in banca, il sabato sera faceva i bonifici e il lavoro di ufficio. Ora bisogna gestire le associazioni sportive come realtà aziendali con ruoli, mansioni e programmazione. E a molti presidenti stile ’padre e padrone’ l’idea di delegare non piace molto".

Quali argomenti verranno affrontati nel seminario?

"Il titolo ’check list’ è stato utilizzato appositamente come momento di confronto e di analisi delle varie problematiche e dei relativi adempimenti. Ogni singola realtà sportiva potrà farsi un processo interno di autovalutazione del suo stato di avanzamento nelle procedure".

Nella sua esperienza quali sono le criticità riscontrate più spesso nel nostro mondo sportivo spezzino e non?

"Sicuramente la gestione del Ras, il Registro delle associazioni sportive dilettantistiche: rappresenta un problema sia nell’inserimento sia nella gestione dei compensi. Altro argomento dove ho riscontrato molte carenze è la sicurezza sul lavoro: abbiamo invitato il responsabile del settore sicurezza sul lavoro di Confartigianato di La Spezia Enrico Taponeco, che già in passato ha dato un contributo sulla materia. Ultima considerazione, ricordarsi il casellario per l’antipedofilia che non va confuso con il ’safeguarding’".

L’aumento degli adempimenti normativi e fiscali ha creato non poche problematiche alle società, come spiega la dottoressa Giulia Bancalari.

"Gli adempimenti sono molto aumentati, noi come studio cerchiamo di dare un supporto a 360 gradi ma molto spesso ci chiamano tardi. C‘è ancora molta confusione sulla figura della gestione amministrativa che deve sottostare a tutti gli adempimenti lavoristici in tema di iscrizioni (Inail, busta paga) pur con le agevolazioni degli istruttori sportivi. L’altra Spada di Damocle è il superamento della famosa franchigia previdenziale dei 5000 euro annui di emolumenti: obbliga alla presentazione del modello F24 per dichiararli. Per il mondo sportivo è una cosa nuova e non di facile interpretazione"

Quali prospettive quindi?

"Enti di promozione e federazioni sono molto presenti in questa fase dopo un avvio un po’ lento. Arrivano alle realtà sportive circolari di aggiornamento sui volontari, modelli di condotta, l’apertura partita Iva dal 2025 ancora in forse e cosi via. Diciamo che fino a 5000 euro di compensi dati ai collaboratori le differenze sono minime. Diverso è il ragionamento per le realtà più elevate che devono compiere un processo di cambiamento culturale da associazione ad ’azienda sportiva’ nel senso più etico del termine. Programmare, ripartire i ruoli, mansioni e collaborare di più con i propri enti sportivi di riferimento e con i propri consulenti".