Indizi gravi, concordanti e per questo capaci di giustificare gli arresti domiciliari degli imprenditori Maurizio e Roberto Russo scattati il 6 luglio scorso ad epilogo dell’inchiesta sviluppata dal Gruppo della Guardia di Finanza e diretta dal Procuratore della Repubblica Antonio Patrono. Così ieri il Tribunale del riesame di Genovache ha rigettato i ricorsi contro le misure cautelari firmate dal gip Mario De Bellis.
Ad emergere e ad essere stata strocata dell’inchiesta - ancorata ad intercettazioni telefoniche e acquisizioni documentali - è stata una maxi-frode fiscale, ’interna’ ad una società dell’indotto navalmeccanico, operante nei lavori di carpenteria e nelle pitturazioni. Si tratta della Euromar, dei fratelli gemelli di 61 anni, spezzini, già vecchie glorie del basket spezzino. L’inchiesta ha disvelato un articolato sistema di frode fiscale caratterizzato dall’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e dalla stipula di fittizi contratti di sub-appalto per la somministrazione di manodopera fatta di maestranze composte da centinaia di operai in prevalenza extracomunitari alle dirette dipendenze di fatto della Euromar anche se risultavano dipendenti delle società-schermo che ha emesso le fatture bluff per un importo quantificato in oltre 3 milioni di euro. Attraverso tale meccanismo, veniva generato artificiosamente – secondo le prospettazioni accusatorie avvallate ieri dal Tribunale del riesame - un imponente credito di Iva, in realtà non spettante alla Euromar, poi utilizzato in compensazione al fine di non versare i contributi previdenziali ed assistenziali, Inps ed Inail relativi ad oltre 250 operai e non pagare imposte, ottenendo in tal modo grandi risparmi fiscali e contributivii.
In questo modo, la società “madre” appariva sempre solida e competitiva, oltre che apparentemente in regola con i versamenti fiscali e contributivi, e poteva così ottenere sostanziose commesse da cantieri navali. Mentre, secondo gli investigatori, la prospettiva delle società collegate era quella, col tempo, di saltare. Il Tribunale del riesame, due settimane, fa aveva già rigettato i ricorsi contro i sequestri patrimomoniale che avevano accompagnato l’esecuzione degli domicilieri. Nell’inchiesta è coinvolto anche il consulente Lorenzo Brunetto e due prestanome al servizio di fratelli ai domiciliari: Roberto Giangrandi e Nicola Boccarosa.
C.R.