Nessun profilo di reato. Sui fumi delle navi da crociera, l’inchiesta aperta da due anni dalla Procura della Spezia va verso l’archiviazione. Il sostituto procuratore Monica Burani, che indaga dall’autunno 2022 dopo l’esposto presentato da Rete Ambiente, ha infatti presentato richiesta di archiviazione del fascicolo, aperto per inquinamento ambientale contro ignoti. Tre pagine fitte in cui si motiva la scelta a valle di verifiche – per lo più di natura amministrativa – che non avrebbero palesato profili di violazione delle norme ambientali.
L’ultima partita si giocherà nelle prossime settimane davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale spezzino, per effetto dell’opposizione all’archiviazione che l’avvocato Valentina Antonini, per conto della rete di associazione ambientaliste spezzine, ha presentato nei giorni scorsi. Una doccia gelata, per il mondo ambientalista, che in questi due anni non aveva mancato di dare supporto alle proprie convinzioni, ovvero l’incidenza dei fumi rilasciati dalle città galleggianti sul territorio e la salute dei cittadini: agli atti, non solo numerose manifestazioni, ma anche una serie massiccia di contributi analitici e scientifici che sono finiti in ben dodici memorie depositate in Procura per indirizzare le indagini e chiedere che la magistratura si appoggiasse a una consulenza tecnica per accertare la delicata questione.
A supportare l’attività di indagine, anche una relazione tecnica redatta dall’ ingegnere Vittorio Gasparini e dal giurista ambientale Marco Grondacci, e l’analisi fornita dall’epidemiologo Paolo Crosignani sulla possibile incidenza sanitaria dei fumi emessi dalle navi. "La polizia giudiziaria ha fatto un buon lavoro, ma riteniamo l’indagine parziale, non sono stati colti i suggerimenti che erano stati dati – dice l’avvocato Valentina Antonini –. Abbiamo motivato al giudice l’indispensabilità di tutte quelle verifiche tecniche che ci sono state negate. È imprescindibile l’ausilio di un esperto, trattandosi di un’indagine che presuppone, stante la natura del titolo di reato, un’interpretazione approfondita dei dati registrati dalle centraline in relazione alla normativa in vigore anche sul piano innovativo posto dalle linee guida dell’Oms, trattandosi di emissioni che hanno un’incidenza sulla salute dei cittadini".
Tanti i punti ’contestati’ dal fronte ambientalista: il fatto che la valutazione sia stata fatta solo sulla base dei dati delle centraline Arpal (che avevano registrato sforamenti nel 2018 e 2019; ndr), senza disporre verifiche nei punti di caduta dei fumi, anche in relazione ai rilevamenti effettuati dalla campagna Nabu che avevano dato risultati discordanti nella zona di San Cipriano. Sotto la lente anche la mancanza di verifiche su una possibile incidenza sanitaria non esclusa da Asl5 in una commissione consiliare. "La cosa che lascia amareggiati – dice il giurista Marco Grondacci – è che in una questione così complessa, a prescindere da quello che possiamo dire noi, nel momento in cui c’è un quartiere che protesta per le emissioni, da parte della magistratura non sia stata impostata una perizia per cercare di verificare se le contestazioni sui danni alla qualità dell’aria fossero vere. Fino a che le banchine non saranno elettrificate i problemi potrebbero riproporsi. Una situazione figlia di una classe dirigente incapace di governare i processi".