
I mezzi di soccorso impegnati dopo il tragico incidente
Non sono state ravvisate carenze o avarie alla gru che si è ribaltata schiacciando Giorgio Bedini, l’ottantaduenne titolare della “Bedini Marmi“ che ha perso la vita mercoledì pomeriggio nel piazzale della sua azienda mentre caricava un blocco da quaranta tonnellate su un camion. Ieri mattina gli operatori del servizio Pisll, il reparto Prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro della Asl, ieri mattina sono tornati nel piazzale per gli ultimi rilievi. Due le ipotesi sulle circostanze in cui Bedini ha perso la vita: o è stato sbalzato fuori dalla cabina, o è rimasto schiacciato nel tentativo di scendere dal mezzo una volta resosi conto che si sarebbe ribaltato. Resta da capire se Bedini stesse caricando il blocco senza aver agganciato la cintura di sicurezza, o se l’abbia sganciata nel tentativo di scendere dalla gru. Intanto la salma resta chiusa e sotto sequestro all’obitorio di Monterosso, in attesa che l’indagine aperta dalla Procura si concluda. Ieri i cancelli dell’azienda a conduzione familiare di viale Galilei erano chiusi e la gru è tornata nella sua posizione naturale grazie all’intervento dei Vigili del Fuoco e di due altre gru di aziende private.
Probabilmente a causare il ribaltamento del mezzo pesante e il conseguente decesso sul colpo di Bedini è stata una manovra malriuscita, e questo nonostante l’esperienza ultratrentennale dell’uomo nel movimentare e caricare i blocchi. Bedini è stato descritto dai camionisti con cui lavorava come una persona scrupolosa e maniacale nel lavoro, ma soprattutto uno che movimentava i blocchi molto lentamente e con una precisione infallibile. Con la stessa precisione con cui gestiva la Bedini Marmi.
Alessandra Poggi