ELENA SACCHELLI
Cronaca

Giorgio Griffa a Palazzo Ducale. L’arte di... dipingere l’invisibile

Segni primari e colori puri al centro di ‘Dipingere l’invisibile’, mostra monografica che a partire dal 22 marzo e...

Segni primari e colori puri al centro di ‘Dipingere l’invisibile’, mostra monografica che a partire dal 22 marzo e...

Segni primari e colori puri al centro di ‘Dipingere l’invisibile’, mostra monografica che a partire dal 22 marzo e...

Segni primari e colori puri al centro di ‘Dipingere l’invisibile’, mostra monografica che a partire dal 22 marzo e fino al prossimo 13 luglio, nelle sale dell’appartamento del Doge di Palazzo Ducale, vuole omaggiare il lavoro di Giorgio Griffa, pittore torinese e protagonista indiscusso dell’arte contemporanea. L’esposizione curata da Ilaria Bonacossa e Sébastien Delot, e realizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio Griffa, conterà ben 50 opere, tra grandi tele, lavori su carta e installazioni, tra cui è presente un omaggio a Eugenio Montale, proprio nell’anno che celebra i 100 anni della raccolta poetica Ossi di seppia. Un dialogo aperto tra le grandi tele astratte di Giorgio Griffa e la storia e l’architettura di Palazzo Ducale.

"Il lavoro di Giorgio Griffa – spiega la direttrice di Palazzo Ducale e co-curatrice della mostra - ha la forza silenziosa dell’acqua nella sua capacità trasformativa che mette in scena una poetica e ipnotica sospensione temporale". Con oltre 50 anni di attività alle spalle infatti, Giorgio Griffa – già rappresentato in tre Biennali d’Arte di Venezia (nel 1978, 1980 e 2017) e protagonista di oltre 200 mostre personali in musei e istituzioni di tutto il mondo - è un artista che ha scritto la storia dell’arte italiana attraverso una pittura poetica, astratta e performativa, dove il gesto e il segno trasportano il pubblico in un’esperienza sospesa fuori dal tempo in cui la storia dell’arte incontra la spiritualità zen. Un artista che, secondo Sébastien Delot, ha saputo comprendere l’importanza dell’oblio, un processo necessario per accedere e dare spessore al tempo sensibile. "Dare vita a un tratto, a una linea e a una forma – precisa il curatore della mostra riferendosi al lavoro di Griffa - gli permette di esprimere il suo rapporto con la memoria secolare della pittura. La pittura diventa quindi il luogo degli spazi della memoria.

Come un musicista, questo pittore torinese propone sottili variazioni intorno allo spazio, al colore e alla linea. Deve costantemente dimenticare tutto per avvicinarsi il più possibile all’origine". Dipingere l’invisibile vuole rappresentare l’incontro perfetto con l’opera dell’artista torinese, classe 1936, che vanta una lunga carriera da protagonista nella storia dell’arte italiana, con uno stile personalissimo e riconoscibile, fatto di segni primari e di colori puri. E non è un caso che ciò avvenga a Genova, città che alla fine degli anni ‘70 ha ospitato due esposizioni volte a offrire al pubblico una storia della pittura dotata di una luce interiore.

Elena Sacchelli