VIMAL GABBIANI
Cronaca

Mirco, il gendarme del Vaticano. Il primo spezzino dopo 500 anni nel corpo di guardia del Papa

L’incontro con Cerulo nella quiete di San Pietro, fra il mormorio delle fontane e il canto dei pappagalli

Mirco Cerulo è l’unico gendarme di origine spezzina nella Gendarmeria Vaticana

La Spezia, 19 agosto 2023 - La mano destra sale rapidamente e rigidamente verso la visiera del chepi, il copricapo militare che caratterizza gli appartenenti al Corpo della Gendarmeria Vaticana. Mirco Cerulo è l’unico gendarme di origine spezzina, il primo dopo ben 500 anni. Alto, occhi chiari, mentre fa il saluto sfoggia un sorriso garbato, di una cortesia adatta a chi ha fatto della protezione del Vaticano e del Sommo Pontefice la propria missione di vita. Passato il cancello di Sant’Anna e sfilati oltre la Basilica di San Pietro, man mano che ci si arrampica in una delle vie che si possono scegliere per salire verso i giardini vaticani quello che colpisce di più è il silenzio. Una pace che segna un distacco nettissimo con il mondo di fuori, quella Roma bellissima ma satura del vociare di turisti e dei clacson delle auto.

Nella parte interna dei giardini, priva di visitatori, gli incontri sono radi. Un cardinale francese passeggia leggendo il breviario, tre sorridenti suore indiane, un frate francescano a cui il vento agita il saio. Arrivati in cima al colle l’atmosfera si fa ancora più rarefatta, e non certa per l’altitudine, appena 77 metri. È la luce che illumina il travertino di San Pietro, il mormorio delle fontane e il canto di coloratissimi pappagallini a rendere tutto speciale, quasi un paradiso terrestre come lo definisce scherzando il gendarme di sentinella nell’ultima garitta. La parola che meglio descrive le emozioni che si provano passeggiando in questo luogo è serenità. Di fronte alla riproduzione della grotta di Lourdes, raccolto in preghiera, incontriamo l’arcivescovo Angelo Acerbi. Nato a Sesta Godano nel 1925, a quasi 98 anni è uno dei pochissimi prelati ancora viventi ad aver ricevuto l’ordinazione episcopale su nomina di Paolo VI. Recita un Ave Maria, e ritorna in quella Domus Santa Marta dove trascorre le sue giornate da più di vent’anni, dopo aver invece passato gran parte della vita in giro per il mondo come Nunzio Apostolico, ovvero come rappresentante diplomatico della Santa Sede.

Nuova Zelanda e Oceano Pacifico, Colombia, Olanda, Brasile, Francia, Portogallo, Ungheria, Moldavia, Giappone non sembra esserci luogo in cui non sia stato. E poi gli incontri straordinari, dalla Regina Elisabetta a Charles De Gaulle, da Fidel Castro al Presidente Reagan. Papa Francesco, spesso gli si avvicina quasi con deferenza, ringraziandolo per la sua testimonianza.